Dopo la rappresaglia iraniana Netanyahu aveva minacciato sfracelli: “L’Iran ha commesso un grave errore, la pagherà cara”. Però non s’è visto niente, almeno finora.
Andrea Belguardo
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Gentile lettore, un attacco israeliano può avvenire in qualsiasi momento, anche dopo l’andata in stampa di questo giornale, però si può ragionevolmente dire che non succederà nell’immediato. Mi baso su fatti oggettivi e deduzioni logiche. Con il raid iraniano del 1° ottobre Israele ha scoperto che la sua difesa aerea Iron Dome, pur rafforzata con Patriot americani, non è invulnerabile come si credeva. Dei 181 missili lanciati dall’Iran solo una parte è stata bloccata. Il resto ha forato le difese e colpito le basi del Negev, distruggendo forse alcuni centri di comando e controllo e forse anche alcuni dei 50 caccia F-35 che Israele possiede. Lo shock deve essere stato forte a Tel Aviv, tanto più che l’attacco era dimostrativo e Teheran aveva comunicato in anticipo data e ora del raid. Dunque, se ci fosse un attacco israeliano, l’Iran potrebbe rispondere senza preavviso con mille missili balistici. E questa volta mirerebbe non solo alle basi nel deserto ma anche a obiettivi militari nelle città, per esempio al palazzo del Mossad al centro di Tel Aviv, con centinaia di morti e danni enormi. La riprova di questo scenario viene dagli Usa, che in fretta e furia stanno mandando a Israele il sistema contraereo Thaad, il più sofisticato che posseggono. Segno che le difese israeliane sono ritenute insufficienti. Il Thaad sarebbe azionato per ora da 100 militari americani, perché non c’è tempo per addestrare gli israeliani.