Bombardamenti e combattimenti continui in Libano e nella Striscia di Gaza, con l’incubo dell’annunciata rappresaglia contro l’Iran annunciata da Netanyahu. Il conflitto in Medio Oriente sembra essere finito in un vicolo cieco, con l’esercito di Israele (IDF) che sta ampliando di ora in ora le operazioni militari, scatenando le risposte di Hamas e di Hezbollah. Com’è facilmente intuibile, ciò che tiene maggiormente in apprensione il mondo intero è l’atteso confronto tra Tel Aviv e Teheran, che potrebbe avvenire da un momento all’altro.
Netanyahu avvisa Biden che sulla rappresaglia all’Iran e sulla fine delle ostilità, decide Israele
Nonostante le richieste dei ministri israeliani di estrema destra, che spingono affinché l’attacco colpisca le strutture nucleari dell’Iran, Benjamin Netanyahu si sarebbe opposto. Infatti, secondo il Washington Post, che riporta le dichiarazioni di due funzionari americani che hanno chiesto l’anonimato, il leader dello Stato ebraico avrebbe promesso a Joe Biden che la rappresaglia “interesserà solo gli obiettivi militari” e avverrà “prima delle presidenziali americane del 5 novembre”. Tuttavia, poco dopo, il leader di Tel Aviv ha sorprendentemente raccontato una verità diversa, sostenendo di ascoltare “le opinioni degli Stati Uniti”, salvo poi precisare che in ogni caso “prenderemo le nostre decisioni finali in base ai nostri interessi nazionali”.
Al momento, l’unica certezza è che i preparativi per l’attacco vanno avanti, con Netanyahu e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, che hanno ufficializzato di aver raggiunto un’intesa sull’intensità e sui tempi dell’azione di risposta contro l’Iran. Lo stesso ministro, al termine dell’ennesimo gabinetto di guerra, stando a quanto riporta il Times of Israel, ha spaventato il mondo intero dichiarando che la risposta di Israele all’Iran “avverrà presto e sarà precisa e mortale”.
Hezbollah minaccia lo Stato ebraico
Davanti a queste continue minacce, dall’entourage della Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, continuano a ripetere che il Paese “è pronto” ad affrontare la rappresaglia di Israele e che, se questa avverrà davvero, le forze di Teheran risponderanno riducendo in cenere lo Stato ebraico. A queste parole di guerra si è unito il vice segretario di Hezbollah, Naim Qassem, secondo cui “dato che il nemico israeliano ha preso di mira tutto il Libano, abbiamo il diritto, da una posizione difensiva, di prendere di mira qualsiasi luogo” in Israele, “sia al centro, al nord o al sud”.
Qassem ha poi accusato gli Stati Uniti di aiutare Israele nei “suoi crimini brutali” nella regione: “L’America, il diavolo più grande, vuole un nuovo Medio Oriente. Netanyahu vuole la stessa cosa. Ciò significa che gli Stati Uniti e Israele stanno compiendo questo genocidio di proposito e in comune accordo”. Sempre secondo il vice segretario di Hezbollah, la guerra in Libano è strettamente collegata a quella nella Striscia di Gaza e, quindi, se continua l’una, allora deve proseguire anche l’altra.
Il leader Usa minaccia Netanyahu: “Risolvi la crisi umanitaria a Gaza o blocco l’invio di armi a Israele”
Eppure, se tutto sembra indicare che la guerra in Medio Oriente sia ormai senza via d’uscita, qualcosa sembra muoversi in queste ore. Infatti, l’amministrazione Biden, stando a quanto riporta l’emittente israeliana Channel 12, avrebbe minacciato di imporre un embargo sulle armi a Israele se entro un mese non ponesse fine alla devastante crisi umanitaria che stanno vivendo gli abitanti della Striscia di Gaza, dove ormai da oltre dieci giorni gli aiuti umanitari e le consegne di cibo sono pressoché sospesi. Ma non è tutto, perché la situazione nella Striscia avrebbe potuto essere ancora peggiore.
A sostenerlo è il giornalista Bob Woodward, nel suo libro War, in cui ha rivelato che se gli aiuti umanitari sono entrati a Gaza in questi mesi “è stato grazie alla pressione esercitata dal presidente Joe Biden”, poiché Netanyahu “era contrario”.