Ribaltone al processo Ruby ter: le Olgettine tornano a giudizio

La Cassazione dà ragione alla Procura di Milano e rimanda a giudizio i 28 imputati del Ruby ter per corruzione in atti giudiziari

Ribaltone al processo Ruby ter: le Olgettine tornano a giudizio

Quelle testimoni, cioè il manipolo di “Olgettine” secondo l’accusa comprate da Silvio Berlusconi, devono essere processate per “corruzione in atti giudiziari”. È il “ribaltone” (termine tanto caro al fu Cavaliere) deciso ieri dalla Corte di Cassazione nel processo Ruby ter. Secondo i giudici, quei 28 imputati non avevano un “diritto al silenzio” – il cavillo per il quale furono tutti assolti in primo grado – ma dovevano andare a processo.

Distrutto dalla Cassazione il verdetto di primo grado

Il principio sancito ieri dalla Cassazione ha così abbattuto la sentenza del Tribunale di Milano che il 15 febbraio 2023 aveva assolto tutti i 28 imputati – più Silvio Berlusconi “perché il fatto non sussiste” – nell’ultima trance delle vicende giudiziarie nate dalle dichiarazioni di Karima El Mahrough. Così dovranno tornare in aula davanti alla Corte d’Appello le ragazze che parteciparono alle “cene eleganti” di Arcore.

Per le Olgettine prescritta la falsa testimonianza

L’unica buona notizia per le ex “Olgettine” è che la Suprema Corte ha dichiarato prescritto il reato di falsa testimonianza, ma l’annullamento con rinvio per l’ipotesi di ‘corruzione in atti giudiziari’ rimanda l’orologio indietro di quasi 15 anni.

Un’indiscutibile vittoria della procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e del pm Luca Gaglio che a giugno 2023, poco prima che morisse Berlusconi, avevano presentato ricorso direttamente alla Cassazione (saltando il processo d’appello), perché l’assoluzione generale verteva su una “questione squisitamente giuridica”, e quindi era inutile affrontarla in appello, come sottolinea Siciliano, commentando il verdetto di ieri.

In primo grado i giudici si erano fermati un passo prima di entrare nel cuore delle accuse, sostenendo che i pm, che fecero le indagini sui primi due processi, avevano commesso un errore sentendo le giovani donne come testimoni, quando testimoni non erano, perché a loro carico c’erano “indizi inequivoci”. Quindi avrebbero dovuto essere sentite come indagate e quindi assistite da un avvocato e con la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Un ragionamento sbagliato secondo la procura di Milano e il procuratore generale della Cassazione, Roberto Aniello, ai quali i supremi giudici hanno dato ragione.

Quei milioni regalati da Berlusconi alle ragazze per mentire, sostiene la procura milanese

In attesa delle motivazioni degli ‘ermellini’, quel che è certo è che il nastro va riavvolto e si tornerà a parlare dell’ipotesi che Silvio Berlusconi nel processo Ruby 3 abbia ‘comprato’ le testimonianze di almeno una ventina di ragazze, elargendo complessivamente 4,1 milioni tra bonifici, case e auto a 20 ragazze per far loro testimoniare il falso nei processi Ruby 1 e Ruby 2.

La questione delle testimoni-indagate era già stata sollevata dalle difese durante l’udienza preliminare coi gup che avevano deciso proprio come la Cassazione. Il Tribunale invece aveva ritenuto che dalla primavera 2012 le ragazze, ascoltate nei precedenti processi tra l’8 giugno 2012 e il 22 marzo 2013, non dovessero essere considerate più testi, ma da indagate per tre motivi:

1) l’intercettazione della convocazione d’urgenza ad Arcore con i legali di Berlusconi delle ragazze perquisite il 14 gennaio 2011;

2) la richiesta dei pm di informazioni a Bankitalia il 16 aprile 2012 dopo i 70.000 euro incassati dal padre di due ragazze coinvolte;

3) la deposizione il 25 maggio 2012 del contabile di Berlusconi, il ragionier Spinelli, sui ‘doni’ alle giovani.

Polanco: “Berlusconi assolto e io rischio la condanna”

Alla soddisfazione della procura (“Siamo soddisfatti della conferma così autorevole della correttezza della nostra interpretazione giuridica, così come siamo fiduciosi, con tali presupposti, sull’esito del nuovo processo che verrà celebrato”, ha dichiarato Siciliano) fa da contraltare lo sconforto delle (di nuovo) imputate. “Berlusconi è morto, adesso il processo è mio. Non pensavo che andasse così. Lui è assolto e io rischio di essere condannata. Com’è possibile?”, lo sfogo di Marysthell Polanco, una delle ex showgirl coinvolte. Nessun commento invece è arrivato da Ruby, la non nipote di Mubarak