Processate il generale Roberto Vannacci. È l’ordine impartito ieri dal Gip del tribunale militare di Roma alla procura militare. Il giudice ha infatti respinto l’istanza di archiviazione avanzata dalla Procura per “il prospettato reato di diffamazione militare asseritamente commesso dal generale Vannacci con il libro ‘Il mondo al contrario’ ai danni di uno specifico militare”. Di conseguenza, il Gip ha assegnato alla Procura militare di Roma il termine di dieci giorni per formulare l’imputazione coatta.
Il legale di Vannacci: “Rispetto ma non concordo”
“Rispetto, ma non concordo con la decisione del Giudice nella parte in cui ha ravvisato nelle contestate pagine del libro un intento diffamatorio nei confronti di uno specifico militare che, sia detto per inciso, non viene indicato per nome e che non ha mai presentato denuncia al riguardo”, ha commentato l’avvocato Giorgio Carta, difensore dell’ufficiale, ora europarlamentare leghista, “Pertanto, affronteremo le ulteriori fasi del procedimento con la serenità che deriva dalla fiducia nei giudici militari e dal fatto che la stessa Procura militare aveva escluso la sussistenza di qualsiasi reato nelle pagine del libro”.
A giugno l’archiviazione per le frasi alla Egonu
Il generale (che da febbraio scorso è stato sospeso dal grado per 11 mesi) era già stato indagato per diffamazione, sempre per i contenuti del libro. A giugno scorso era stato archiviato dalla procura di Lucca per le sue frasi sulla pallavolista Paola Egonu (“Anche se Paola Egonu è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità…”).
Gip: da Vannacci solo “frase inopportuna”
Allora il gip sostenne che quella frase “ben può essere valutata come impropria e inopportuna” anche “in merito al riferimento (che appare ingiustificato) a una specifica persona che legittimamente si è doluta di essere chiamata in causa”. Ma “non risulta tuttavia emergere un superamento del limite della continenza che possa dirsi indicativo della volontà, da parte dell’indagato, di offendere gratuitamente la reputazione” di Egonu, “di denigrarla, di sminuirne il valore, di portare un attacco indebito alla persona”. Ulteriori indagini, come richiesto dal legale della campionessa, scriveva ancora il gip, “non appaiono esperibili con profitto e utilità concreta tale da poter condurre a una diversa valutazione in ordine alla sostenibilità dell’accusa in giudizio”.