Continua a dire tutto e il contrario di tutto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Dopo che la maggioranza e la stessa premier Giorgia Meloni hanno provveduto a smentire le sue parole sui sacrifici e sull’arrivo di nuove tasse per tutti, il numero uno di via XX Settembre ritorna sulle due questioni.
E al di là delle smentite ricevute, conferma, pur ricorrendo a una terminologia più fantasiosa, il concetto.
Cambia la forma non la sostanza: più tasse per tutti
In Manovra “ci saranno anche dei ritocchi sulle entrate, tra virgolette a chi se lo merita, ma vedrete che le persone fisiche e le imprese non hanno niente da temere”, ha detto il ministro leghista.
Dunque l’aumento delle tasse diventa più filosoficamente parlando “ritocchi sulle entrate”. E allora: se imprese e persone saranno escluse, a chi saranno chiesti i sacrifici? Per le banche non sono “una bestemmia”, assicura Giorgetti, che pure lo scorso anno si è rimangiato la tassa sugli extra-profitti sugli istituti di credito.
Secondo quanto ha riferito il viceministro al Mef, Maurizio Leo, è escluso “per ora” un contributo da parte delle imprese energetiche.
La fake news di Giorgetti sul calo della pressione fiscale
Poi Giorgetti ci rifila la solita fake news sul governo Meloni che ha ridotto le tasse. “Sono stato tanti anni all’opposizione, è bellissimo stare all’opposizione, ma chi sta al governo ha la responsabilità di fare le cose. Noi le tasse le abbiamo ridotte”.
Peccato che sia certificato che il peso del fisco sia salito con le destre al governo. Nel secondo trimestre di quest’anno, in cui l’Istat ha rivisto la crescita al ribasso, il peso del fisco rispetto al Pil è stato pari al 41,3%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Alla voce coperture per la prossima Manovra che dovrebbe aggirarsi sui 24 miliardi, al momento, sicuri ci sono i 9 miliardi in deficit ricavati dalle cifre del Piano strutturale di bilancio.
Poi c’è il potenziale miliardo che potrebbe arrivare dal taglio alle tax expenditures, il gettito stimato di circa un miliardo dal riallineamento delle accise del diesel e della benzina (che rientra sotto la voce di nuove tasse o, se si preferisce, di ritocchi sulle entrate).
Oltre ai circa 4 miliardi frutto dell’abrogazione dell’Ace e dell’introduzione della global minimum tax già destinati a rifinanziare la nuova Irpef a tre aliquote. Almeno 1,5 miliardi sono attesi dal concordato biennale da cui dipende la possibilità di estendere i tagli dell’Irpef al ceto medio.
Oltre alle tasse una Manovra tutta tagli
Mentre sul fronte della spending review l’obiettivo è fissato a 2 miliardi per il 2025, ma è possibile che si spinga per ottenere qualcosa di più. “Faremo dei tagli, dei tagli significativi, cioè faremo fare dei sacrifici – se qualcuno non si offende – a ministeri e enti pubblici”, ha spiegato Giorgetti.
Dunque tasse e tagli. La revisione della spesa pubblica sarà oggetto di dialogo con gli enti locali, prova a tranquillizzare Leo. Che ha escluso, nonostante il pressing dei commercialisti, una proroga del termine per le adesioni al concordato preventivo fissato al 31 ottobre.
Bonus edilizi: il ritorno alla detrazione del 50% sulle prime case
“Penso che potremo tornare a una detrazione del 50% sulle ristrutturazioni della prima casa, senza prendere impegni e compatibilmente con le risorse disponibili, ma non prometto niente”, dice ancora Leo sul possibile ripristino della detrazione del 50% che scade quest’anno per scendere al 36%.
E Anaci (l’associazione degli amministratori di condominio) sull’aumento delle rendite catastali per chi ha usufruito del superbonus di cui ha parlato Giorgetti avvisa: “Nei condomini vive più del 70% degli italiani che mediamente hanno un reddito che può oscillare tra 1700 e 2000 euro. Stiamo attenti a vedere quale è l’incapiente” e a tutelare “quelli che per tutta la vita hanno lottato per avere quella casa”.