Mentre Volodymyr Zelensky prosegue – con non poche difficoltà – il suo tour in Europa per chiedere armi e supporto per il suo piano di pace, Vladimir Putin non è da meno e si assicura nuove forniture militari dalla Corea del Nord di Kim Jong-un e stringe ulteriormente i suoi legami con l’Iran di Ali Khamenei. Il fatto che entrambi i leader continuino a stipulare accordi per ottenere nuove armi conferma che la pace in Ucraina e in Russia rimane un obiettivo ancora lontano.
Del resto, la situazione al fronte resta invariata, con l’esercito di Zelensky che, pur mantenendosi sulla difensiva, fatica a contrastare l’offensiva russa che, giorno dopo giorno, guadagna terreno nel Donbass. Nel frattempo, proseguono i bombardamenti russi su Kiev e, in particolare, su Odessa, dove ieri hanno perso la vita almeno quattro persone.
Da parte sua, l’esercito ucraino ha lanciato sciami di droni sulle regioni russe di confine, allarmando il Cremlino. Un’azione simile era stata lanciata ad agosto e, dopo l’ondata di velivoli senza pilota, era seguita un’incursione di truppe d’élite nella regione di Kursk. Questa somiglianza ha spinto la Russia, determinata a evitare un’altra sconfitta, a correre ai ripari trasferendo 50.000 soldati dalla prima linea del fronte ucraino alla regione di Kursk. A rivelarlo alla televisione nazionale ucraina è stato il comandante in capo dell’esercito, Oleksandr Syrsky.
Zelensky prosegue il suo tour in Europa per cercare altre armi
Di fronte a un conflitto che dura ormai da tre anni, Zelensky ha lasciato il Paese per dedicarsi a un tour in Europa, durante il quale ha chiesto “più supporto” ai Paesi dell’UE. Il viaggio lo ha portato in Italia, dove ha incontrato la premier Giorgia Meloni, che gli ha confermato il continuo sostegno dell’Italia all’Ucraina, e successivamente Papa Francesco. Dopodiché, Zelensky si è recato in Germania, dove ha avuto un faccia a faccia con Olaf Scholz, che gli ha promesso ulteriori aiuti militari.
Quasi contemporaneamente, Putin ha partecipato a un forum internazionale ad Ashgabat, capitale del Turkmenistan, intitolato I rapporti tra tempi e civiltà. All’evento hanno partecipato i leader di Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Tagikistan e Uzbekistan, oltre ad altri capi di Stato invitati, tra cui spicca il presidente iraniano Masoud Pezeshkian.
La risposta di Putin al tour del presidente ucraino
Durante il forum, Putin ha discusso del cambiamento degli equilibri globali, affermando: “Le relazioni internazionali sono entrate in un periodo di cambiamenti fondamentali e la formazione di un nuovo ordine mondiale che rifletta la diversità del pianeta è un processo irreversibile. La Russia sostiene la più ampia discussione internazionale possibile sui parametri di interazione nel mondo multipolare emergente ed è aperta a discutere le questioni relative alla costruzione di un nuovo ordine mondiale con tutti i nostri amici, partner e persone che la pensano allo stesso modo, anche all’interno della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti), dell’EAUE (Unione Economica Eurasiatica), dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e dei BRICS”.
Come da protocollo, Putin ha poi intrattenuto incontri bilaterali con i vari presidenti presenti, rafforzando i reciproci rapporti. Particolarmente delicato è stato il faccia a faccia con il presidente iraniano, il quale ha chiesto supporto di fronte alle minacce provenienti da Israele. “Il regime sionista non rispetta alcun quadro legale e umanitario internazionale, e la situazione nella regione è terribile. I Paesi europei e gli Stati Uniti non vogliono che le relazioni tra gli Stati della regione proseguano in modo calmo”, ha dichiarato Pezeshkian.
In risposta, Putin ha assicurato il suo sostegno a Teheran, definendo la relazione tra Iran e Russia “sincera e strategica”, e ha garantito che i due Paesi continueranno a collaborare “attivamente sulla scena internazionale” poiché le loro “valutazioni sugli eventi attuali nel mondo sono spesso molto simili”. Non è tutto. Dopo una conversazione con l’alleato Kim Jong-un, il leader del Cremlino ha raggiunto un accordo per garantire ulteriori forniture militari. Secondo quanto riportato dal Daily NK, un sito della Corea del Sud con una rete di fonti dirette a Pyongyang, il leader supremo nordcoreano avrebbe ordinato di “raddoppiare l’attuale produzione di armi”.