Nella commissione Affari costituzionali della Camera la maggioranza accelera sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati. Valentina D’Orso, capogruppo M5S in commissione Giustizia della Camera, qual è il suo giudizio?
“Purtroppo non è un’esagerazione dire che questa legislatura rischia di passare alla storia come quella della totale distruzione della Giustizia nel nostro Paese: pezzo per pezzo stanno stravolgendo un assetto che, pur con le sue inefficienze inaccettabili e i suoi difetti, è un modello da custodire. E con esso cadono come birilli la tutela delle vittime dei reati, la sicurezza dei cittadini, ogni speranza di garantire la certezza della pena. Mi riferisco innanzitutto proprio alla separazione delle carriere: mentre l’Unione Europea suggerisce la strada opposta e un documento dell’European association of judges condanna duramente questo indirizzo, il centrodestra va dritto per la sua strada. Lo fanno perché vogliono consumare una sorta di vendetta contro i pubblici ministeri che portano avanti inchieste importanti e delicate contro i colletti bianchi e vari potentati. Con la separazione dalla magistratura giudicante finiranno sotto il controllo e l’influenza della politica, che potrà così decidere su cosa si deve indagare e su cosa si devono chiudere uno o due occhi. Il paradosso è che l’assetto che ne verrebbe fuori sarebbe, per i cittadini comuni, assai meno garantista, visto che i pubblici ministeri non sarebbero più tenuti a portare al giudice anche le prove a discolpa dell’imputato e diventerebbero dei super-poliziotti votati alla sola accusa. Insomma, un altro tassello della giustizia in salsa Meloni: forte con i deboli e debole con i forti”.
Forza Italia esulta. Si realizza il sogno berlusconiano?
“Era il sogno di Berlusconi e di Licio Gelli. E mi pare che l’ambizione del governo di Giorgia Meloni sia completare tutto il disegno berlusconiano, a 360 gradi. Mi riferisco all’attacco senza precedenti alle intercettazioni, al guanto di velluto riservato ai reati contro la PA come la corruzione, al bavaglio alla stampa e a vari altri provvedimenti targati FdI-FI-Lega”.
Crede che la giustizia sia una partita di scambio tra FI e i suoi alleati che hanno avuto (la Lega) l’Autonomia e (FdI) il premierato?
“E’ evidente. Lo conferma il nervosismo con cui Forza Italia ha preteso di accelerare sulla separazione delle carriere e di approvare al Senato il Ddl Zanettin sulle intercettazioni. Le tensioni nella maggioranza non si contano più: Forza Italia cannoneggia ogni giorno l’Autonomia, volano gli stracci sulle tasse e su altri temi di primo piano. Il governo Meloni si regge su un delicato matrimonio di interesse”.
Il giorno prima al Senato è stato approvato il ddl Zanettin, che fissa il tetto massimo di 45 giorni alle intercettazioni.
“E’ un sostanziale smantellamento del principale strumento investigativo della nostra epoca. A meno che Nordio non pensi si possano stanare delinquenti, comitati d’affari, riciclatori e criminali vari con i pedinamenti e gli appostamenti. La maggioranza ha varato questa norma con un autentico blitz in un provvedimento che conteneva misure di altro genere. Hanno falciato la durata delle intercettazioni senza ascoltare gli addetti ai lavori e gli esperti – nemmeno uno – che infatti hanno già fatto sapere di essere molto preoccupati. 45 giorni è un arco di tempo ridottissimo, la realtà dice che le indagini che in Italia svelano crimini di ogni genere necessitano di tempi più lunghi, non per andare a strascico ma per corroborare il quadro indiziario. Questo Ddl farà impennare impunità e insicurezza per i cittadini dalle Alpi a Lampedusa, per reati gravissimi come omicidi, violenza sulle donne, corruzione, usura e tanti altri. E l’eccezione per mafia e terrorismo oltre che del tutto insufficiente è una foglia di fico: sappiamo tutti che tante indagini di mafia iniziano da reati comuni, dai quali si arriva poi a scoprire il coinvolgimento della criminalità organizzata”.
Interrogatorio preventivo. Il ministro Carlo Nordio continua a difendere la norma.
“Rispondendo al nostro Question time il ministro con protervia e presunzione sconcertanti ha detto che l’episodio del testimone minacciato dai sospetti spacciatori che avevano scoperto il suo nome grazie alla legge Nordio, per lui non esiste perché è stato riferito da organi di stampa che lui non legge. Stanno stendendo tappeti rossi a persone sospettate di reati gravi e tirando schiaffi simbolici alle persone perbene. Prima avevamo Salvini che citofonava a sospetti spacciatori, adesso sono gli spacciatori a citofonare a casa dei testimoni che li hanno segnalati”.
Legge bavaglio: sono questi tempi duri oltre che per i magistrati anche per i giornalisti?
“Sono tempi duri per i magistrati, per i giornalisti e anche per tutti i cittadini e l’opinione pubblica nel suo complesso. Con la legge bavaglio li privano del diritto di conoscere fatti di interesse collettivo che riguardano personaggi pubblici influenti e del diritto/dovere di controllare l’operato dei giudici che con le ordinanze di custodia cautelare privano gli indagati della libertà personale”.
Col Ddl sicurezza si rischia davvero lo stato di Polizia?
“Mi permetta una battuta: vogliono lo stato di polizia senza la Polizia. In Italia mancano tantissimi poliziotti, carabinieri e finanzieri rispetto alle piante organiche. Gli agenti sono allo stremo e ancora in attesa del rinnovo del contratto, il governo Meloni votato all’austerità non stanzia fondi per le assunzioni straordinarie. Con il Ddl Sicurezza, che dovremmo tutti chiamare Ddl Repressione, non avremo alcuna sicurezza in più ma un panpenalismo che talvolta intaserà inutilmente i tribunali e in altri casi consentirà di intimidire e sopprimere il dissenso politico e sociale o di punire in maniera brutale condotte scorrette ma di portata marginale”.
Qual è il disegno del governo dietro la riforma della giustizia?
“Garantire l’impunità e la piena libertà di azione per i colletti bianchi, per le persone che esercitano il potere, innanzitutto i politici, e per tutti coloro che vi orbitano intorno, lasciando che il disagio e il dissenso di milioni di cittadini ‘comuni’ vengano zittiti con le buone o con le cattive”.