La Repubblica di Cina (Roc), cioè Taiwan, “non è subordinata” a Pechino. Questo quando ribadito dal presidente taiwanese, William Lai Ching-te, durante la celebrazione annuale del “Doppio dieci”, giorno della fondazione della Roc. “La Repubblica di Cina si è già stabilita a Taiwan, Quemoy, Matsu e Penghu, e non è subordinata alla Repubblica Popolare Cinese”, ha dichiarato Lai, celebrando il 113° anniversario della fondazione.
“Su questa terra, la democrazia e la libertà stanno crescendo e prosperando. La Repubblica Popolare Cinese non ha il diritto di rappresentare Taiwan”, ha aggiunto Lai prima di chiedere anche un “dialogo sano e ordinato tra le due parti” e affermando che continuerà a mantenere lo status quo nello stretto di Taiwan, pur mantenendo il suo “impegno a resistere all’annessione o a qualsiasi violazione della nostra sovranità”.
Lo stesso ha poi promesso di rafforzare lo sviluppo economico e di mantenere Taiwan come attore chiave nella catena di approvvigionamento globale, promuovendo settori come i semiconduttori e l’intelligenza artificiale, oltre a sostenere la trasformazione delle piccole e medie imprese, aiutandole a sviluppare mercati internazionali.
Taipei e Pechino ai ferri corti. Il presidente di Taiwan rivendica l’indipendenza dell’isola e Xi Jinping lo ammonisce: “Così aumenta la tensione e il rischio di una guerra”
Parole che non sono sfuggite a Pechino visto che il governo di Xi Jinping, per bocca della portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, ha tuonato contro il presidente taiwanese. Quest’ultimo, secondo Ning, “rivela la sua ostinata opinione per l’indipendenza di Taiwan e la sua sinistra intenzione di far aumentare le tensioni nello Stretto di Taiwan per interessi personali di natura politica”, ignorando che così il rischio di una guerra aumenterà esponenzialmente.