L'Editoriale

La Giustizia al contrario di Nordio & C.

La Giustizia al contrario di Nordio & C.

“Scusi, lei spaccia?”. Ricordate Salvini, nei panni dello sceriffo di strada in trance da campagna elettorale permanente, mentre citofonava al presunto pusher tunisino alla periferia di Bologna? Ecco, fareste bene a scordarvelo. Con la riforma dell’arresto differito, previo avviso cinque giorni prima della richiesta della misura restrittiva, il destinatario del provvedimento potrà consultare e conoscere gli atti di indagine, compresi i nomi dei testimoni e delle persone che lo accusano. Così, d’ora in avanti, è più probabile che a citofonare a casa di chi lo ha chiamato in causa, sia l’indagato per minacciarlo e spingerlo a cambiare versione. Sarebbe una barzelletta se le cronache non avessero già documentato casi simili realmente accaduti. Ma ignorati, evidentemente dal ministro Nordio, che proprio ieri è tornato a difendere a spada tratta il provvedimento in Parlamento.

Proprio nel giorno in cui il Senato licenziava il ddl Zanettin. Un’altra norma parimenti indifendibile, che limita a 45 giorni le intercettazioni, azionando una vera e propria mannaia sulle indagini aperte in tutta Italia (leggi articolo a pagina 7). Come ha detto il procuratore aggiunto, Francesco Pinto, giusto per dare un’idea della posta in gioco, “in 45 giorni non avremmo mai potuto sviluppare un’indagine come quella condotta a Genova (su Giovanni Toti & Co, ndr) negli ultimi anni. La nuova norma delineata nel ddl Zanettin rischia di trasformare le intercettazioni in armi spuntate e vanificare completamente importanti indagini su gravi fenomeni criminali”. Intanto è slittato alla prossima settimana il parere (e quindi il via libera definitivo) delle commissioni Giustizia di Camera e Senato sul decreto legislativo “bavaglio” che, con la scusa di rafforzare la presunzione di innocenza, vieta la pubblicazione delle ordinanze cautelari, cioè di un atto processuale pubblico. Motivo: le destre vogliono, prima di licenziare il provvedimento, inasprire le sanzioni (pecuniarie) per i giornalisti (e i giornali) che violeranno il divieto. Pensavamo che il mondo al contrario fosse quello di Vannacci. Ma anche la Giustizia di Nordio & Co non scherza.