Pichetto Fratin scommette sull’energia atomica: “All’inizio del 2025 disegno di legge sul nucleare in Parlamento”

Pichetto Fratin scommette sull'energia atomica: "All'inizio del 2025 disegno di legge sul nucleare in Parlamento"

Pichetto Fratin scommette sull’energia atomica: “All’inizio del 2025 disegno di legge sul nucleare in Parlamento”

Il disegno di legge delega sul nucleare arriverà in Parlamento all’inizio del prossimo anno. A dirlo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione in Commissione ambiente alla Camera. “Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito – ha detto – A questo scopo, ho dato mandato al professor Giovanni Guzzetta, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore”.

Il primo passo è “quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025”.

Pichetto Fratin scommette sull’energia atomica: “All’inizio del 2025 disegno di legge sul nucleare in Parlamento”

Il ministro dell’Ambiente ha spiegato che “per definire il contesto normativo e il sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia, oltre a prevedere specifiche deleghe per la filiera del Ccs (carbon capture and storage, cattura e stoccaggio della Co2), per lo sviluppo dell’idrogeno e per le bioenergie, nel quadro del Piano strutturale di bilancio di medio termine, abbiamo inserito un’apposita delega che prevede l’abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblico-privati nell’ambito dell’intero sistema nucleare, l’incentivazione di accordi internazionali e la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile che sia in grado di promuovere investimenti privati nel settore nucleare”.

Le novità sul deposito nazionale e le alternative rivelate da Pichetto Fratin

“In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il deposito nazionale (per le scorie nucleari) nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039”, ha spiegato Pichetto Fratin. Il ministro tuttavia ha spiegato che “in parallelo al lavoro per l’individuazione del sito per il deposito nazionale, negli ultimi tempi stiamo anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza”. “L’idea che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole – ha annunciato – sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”.

Pichetto Fratin, nel suo intervento, ha sottolineato che “la gestione sicura dei rifiuti radioattivi è un obbligo che l’Italia ha non soltanto nei confronti dell’Unione europea, ma soprattutto nei confronti dei propri cittadini di oggi e delle generazioni future. L’idea alla base del Deposito nazionale, secondo la normativa vigente, è quella di riunire in un unico sito tutti i rifiuti radioattivi presenti nel nostro Paese, garantendo così una gestione centralizzata ed efficiente”.

Il ministro ha ricordato che in Italia “sono già dislocati diversi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all’alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito”. Sono 100 i depositi su 22 siti su tutto il territorio nazionale perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali l’anno di bassa e media attività. “Spesso si tratta di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni – ha rimarcato – e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici”.