Di una cosa bisogna dar atto al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ovvero che, da una settimana a questa parte, sta dicendo, almeno parzialmente, la verità.
Il 3 ottobre, nel corso dell’intervista che ha irritato i suoi alleati, a partire dalla premier Giorgia Meloni, all’evento Future of finance di Bloomberg, ha gettato la maschera, confessando che la prossima Manovra chiederà sacrifici a tutti.
Ma in quell’occasione ancora manteneva in piedi un’illusione. Ovvero che il target dell’1% di crescita per quest’anno in Italia fosse “realistico”. Ieri ha gettato la maschera anche su quest’ultima illusione.
Cade anche l’ultima illusione sulla crescita nel 2024
“La recente revisione delle stime trimestrali annuali da parte dell’Istat, pur elevando di molto il livello del Pil sia in termini nominali che reali, hanno comportato una correzione meccanica al ribasso della crescita acquisita per il 2024 che rende più difficile il conseguimento di una variazione annuale del Pil reale dell’1% per l’anno in corso”, ha detto in audizione sul Piano strutturale di bilancio alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
L’istituto di statistica infatti ha rivisto al ribasso la stima tendenziale sul Pil del secondo trimestre, ma soprattutto ha tagliato la crescita acquisita per il 2024, portandola dallo 0,6% allo 0,4%.
Poi, a convincere Giorgetti a gettare la maschera, c’è stata la doccia gelata arrivata il giorno prima, sempre nel corso delle audizioni sul Psb in Parlamento, da Bankitalia e dall’Ufficio parlamentare di bilancio, dalla Corte dei Conti e dall’Istat.
Con Bankitalia che ha tagliato le stime sul Pil allo 0,8% per il 2024 e con l’Istat che ha spiegato che l’Italia è tornata ad una crescita dello zero virgola.
Sui sacrifici il ministro leghista prova a ridimensionare la portata
Replicando alle domande di deputati e senatori, Giorgetti ha chiarito che i sacrifici verranno chiesti a chi può permetterseli e specifica che, quando ha formulato quella frase, i suoi interlocutori erano banchieri.
Ripete come un mantra che il suo Piano di bilancio, e la sua Manovra, sono e saranno improntate alla prudenza. E siccome la sua citazione di Keynes non è piaciuta cita Battisti-Mogol per ribadire il concetto: “Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante”.
Ribadisce dunque di non aver gonfiato le stime della crescita e promette che “più che aumentare le tasse, taglieremo le spese, tranne la spesa sanitaria su cui ci impegniamo a mantenere l’incidenza sul Pil. Tutte le altre avranno dei tagli significativi e costringeremo le amministrazioni a fare risparmi”.
Osessione di Giorgetti: i bonus edilizi
Sul catasto “non si tratta di fare l’aggiornamento a valori di mercato che la Commissione ci ha chiesto – rassicura – si tratta semplicemente di andare a cercare le case fantasma e soprattutto a precisare una norma della scorsa legge di Bilancio che chi fa ristrutturazioni edilizie è tenuto ad aggiornare i dati catastali. Andremo a verificare e se non li hanno aggiornati vuol dire che ci saranno benefici a favore dei Comuni”.
Sulle accise, spiega, che “ci sarà un allineamento, probabilmente ci sarà una riduzione della benzina e un innalzamento del gasolio”.
E sulla mancanza di politica industriale e sulla crescita asfittica scarica la palla sull’Europa. Un esercizio ben noto a questo governo. “Con le attuali regole, onestamente, vedo complicato immaginare un futuro per la manifattura e l’industria, non solo in Italia, ma anche in Europa. Bisogna cambiare alcuni paradigmi consolidati e che sembrano immutabili e non bisogna avere tabù anche a livello europeo”.
Nega svendite: “Noi non facciamo delle privatizzazioni, facciamo delle razionalizzazioni: usciamo dai settori in cui riteniamo che lo Stato non debba essere presente ed entriamo nei settori in cui lo Stato deve essere presente”. Ma qui mantiene la maschera.