Presidenza Rai: Agnes senza voti, slitta l’elezione

La maggioranza in tilt sulla data del voto per la presidente Rai. Fdi e FI fanno melina. L'opposizione: "Si deve votare entro venerdì"

Presidenza Rai: Agnes senza voti, slitta l’elezione

Chi dava per sicuri – soprattutto nel Pd – scambi sotto banco e accordi segreti tra maggioranza e M5s sulla nomina dei vertici Rai, dovrà ricredersi. La prova provata si è avuta ieri con lo stallo sulla votazione di ratifica della nuova presidente in pectore di viale Mazzini, Simona Agnes, che fa seguito a quello per l’elezione del giudice della Consulta registrato ieri. O meglio, sulla non votazione, visto che nel corso dell’Ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza non è stato trovato l’accordo su una data per il voto e si è preferito rimandare ogni decisione.

FdI e Forza Italia prendono tempo per cercare i voti mancanti

La responsabilità è tutta di Fratelli d’Italia e Forza Italia – i più interessati, dato che i primi hanno scelto l’amministratore delegato, mentre i secondi la presidente –, segnale che un accordo politico per avere i due voti per il via libera ad Agnes, ancora non c’è.

Affinché Agnes entri in carica è infatti necessaria una promozione a maggioranza qualificata, con anche le preferenze di una parte dell’opposizione quindi: servono 28 voti, ma al momento nel pallottoliere della maggioranza se ne conterebbero solo 26. Dopo lo strappo con il Pd, il centrodestra mira a convincere il M5S a votare a favore, ma ci vuole tempo, un tempo che ormai stringe. Inoltre, il Movimento ha dichiarato apertamente che Agnes non sarebbe un presidente di garanzia e che quindi non la voterà.

La maggioranza spaccata sulla data del voto

Una fumata nera che ha creato una “spaccatura” nella maggioranza sui tempi della votazione: Lega e Noi moderati sarebbero stati possibilisti su una calendarizzazione del voto, mentre FdI e FI hanno spinto per far decantare la situazione con uno slittamento dei tempi.

Ma la legge parla chiaro

Mentre la maggioranza temporeggia sulla fissazione di giorno e orario, l’opposizione incalza, ricordando che gli adempimenti di legge prevedono la votazione sulla presidente entro 10 giorni dalla nomina, cioè entro venerdì. Inutili le insistenze del Movimento 5 stelle per fissare una data per arrivare alle votazioni. Di fatto “gravissimo” parla Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai, che sottolinea: “I termini di legge scadono venerdì e quindi dobbiamo assolutamente stabilire entro venerdì una data per ratificare la presidenza del Cda.

Floridia: “Si vota entro venerdì”

La settimana prossima si sarebbe dunque fuori dai tempi previsti: resta da capire cosa accadrà se la maggioranza dovesse opporsi ad una data entro venerdì. La presidente della Vigilanza Barbara Floridia ha intanto sottolineato in una nota di aver “convocato per domani mattina alle 8 la Commissione di Vigilanza in seduta plenaria affinché si decida in quella sede la data del voto. Ove ciò non avvenisse – ha messo in chiaro – calendarizzerò il voto entro venerdì, come previsto dal regolamento”. Oggi dunque, alle 8 del mattino, la Vigilanza si riunirà in plenaria, per trovare una data.

Allarme da Bruxelles su pluralismo e fake news nella tv italiana

Intanto Bruxelles arriva l’allarme per il pluralismo negato e le fake news nei media. A lanciarlo, durante in un intervento in plenaria, il vice-capodelegazione M5S al Parlamento Ue, Gaetano Pedullà: “La manipolazione dell’informazione e la pressione delle fake news sull’opinione pubblica non sono affatto regredite dopo l’ultima direttiva anti Slapp e il Media Freedom Act. Diciamolo, almeno qui: in molti Paesi europei il pluralismo dell’informazione è oggi una barzelletta, e in alcuni Stati – come l’Italia – questa è una barzelletta oscena, visto che il servizio pubblico chiamato a verificare l’attività del Governo e controllato direttamente dal Governo stesso, mentre il maggiore polo televisivo privato fa capo a una famiglia che controlla uno dei principali partiti alla guida del Paese. Un quadro di fronte al quale il Parlamento europeo può fare solo due cose: denunciare e sanzionare seriamente, oppure rendersi complice. In questo caso, però, poi non si pianga di fronte all’escalation di fake news e disinformazione”.