Da un lato, l’avanzata apparentemente inarrestabile dell’esercito di Mosca nel Donbass spinge Volodymyr Zelensky a implorare gli alleati di accelerare la consegna di armi e munizioni; dall’altro, l’Unione Europea continua a spaccarsi sul tema delle sanzioni e del congelamento degli asset russi, che servirebbero a finanziare la resistenza di Kiev. Dopo tre anni di guerra e davanti al rischio di collasso del fronte orientale dell’Ucraina, il supporto dell’Occidente a Zelensky, al di là delle dichiarazioni, sembra sempre più traballante.
Come spesso accaduto in passato, a puntare i piedi è soprattutto l’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán, che ha alzato la voce sui dossier più spinosi, primo tra tutti quello relativo al rinnovo delle sanzioni dell’Unione Europea alla Russia. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Economia ungherese, Mihály Varga, alla presidenza di turno dell’Unione Europea e durante il Consiglio Ecofin a Lussemburgo, “non c’è consenso in questo momento al Consiglio; probabilmente a novembre torneremo a rivedere il tema”. Del resto, non è nuova l’ostilità di Budapest, che da tempo si oppone all’estensione da 6 a 36 mesi del periodo di congelamento degli asset della banca centrale russa, passo necessario affinché gli Stati Uniti di Joe Biden possano fare la loro parte, senza dover passare dal Congresso, dove rischiano di ricevere un “no, grazie” nel pacchetto di aiuti da 50 miliardi di dollari all’Ucraina annunciato durante l’ultimo G7.
Ben diversa è la situazione secondo quanto affermato dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Ue Ecofin, in cui ha dichiarato che “c’è stato un forte supporto dai ministri sull’intero pacchetto, inclusa una quasi unanimità sull’aumento della validità delle sanzioni”. Insomma, la trattativa c’è, così come qualche difficoltà, ma la sensazione è che la partita possa sbloccarsi prima di quanto si pensi.
Mosca dilaga nel donbass e Zelensky supplica gli alleati: “Dateci subito armi e il permesso di colpire in Russia”
Ma mentre l’Ue si perde in chiacchiere, preferendo continuare a sostenere posizioni belliciste e a rifiutare il proprio ruolo di forza mediatrice, sul campo di battaglia la situazione peggiora ulteriormente. Nelle ultime ore, le forze armate di Vladimir Putin hanno lanciato una nuova offensiva missilistica sulle infrastrutture portuali di Odessa, causando un morto e cinque feriti. Di pari passo, prosegue l’avanzata dell’esercito di Mosca nel Donbass, che ha conquistato altri due villaggi e ha messo sotto assedio la città di Toretsk, nel Donetsk.
A spiegare la gravità dell’accaduto è Anastasiia Bobovnikova, portavoce del Gruppo Tattico Operativo ucraino, secondo cui “la situazione è instabile, i combattimenti si svolgono letteralmente a ogni ingresso della città”, aggiungendo che, malgrado la resistenza, “i russi sono entrati nelle periferie orientali della città”. Davanti a queste difficoltà, Zelensky prova ancora una volta a sollecitare gli alleati. “L’ovvia necessità per l’Ucraina è quella di rafforzare la nostra difesa aerea in modo da rendere impossibile il terrore russo, ovunque sia necessario. È importante che i grandi Paesi che possiedono le armi necessarie siano davvero grandi nel proteggere le vite umane, non tenendo queste armi in magazzini o depositi così da salvare vite umane”, ha tuonato il leader di Kiev.
Dalla Russia scoppia un caso internazionale: chiesto l’arresto e l’estradizione dei due giornalisti Rai, Battistini e Traini
Intanto, a far rumore è la decisione di un tribunale russo che ha ordinato l’arresto dei due giornalisti Rai, Stefania Battistini e Simone Traini, entrambi già fuori dalla Russia, accusati di aver attraversato illegalmente il confine dall’Ucraina per effettuare un reportage nella regione di Kursk durante l’incursione delle forze di Kiev. I giudici russi hanno anche chiesto l’estradizione dei due reporter, scatenando le proteste dell’Italia.
Sul caso si è subito espresso il servizio pubblico, dichiarando che “la richiesta di arresto avanzata dalle autorità russe per gli inviati Rai Stefania Battistini e Simone Traini, ‘colpevoli’ di aver svolto con grande professionalità il proprio lavoro al servizio del pubblico, è la dimostrazione di quanto la democrazia e la libera informazione siano valori tanto preziosi quanto irrinunciabili. Proprio per questo, seguendo il loro esempio, il servizio pubblico continuerà a compiere con scrupolo, orgoglio e rispetto della verità, in tutti i campi, il proprio dovere di informare i cittadini”. “Il mandato d’arresto russo contro due giornalisti del TG1 è un’ulteriore forma di persecuzione nei confronti della libertà di stampa. Il Governo italiano sarà sempre schierato a difesa del diritto a un’informazione indipendente”. È quanto ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.