di Matilde Miceli
La data è certa, l’evento no. A mettere in discussione il futuro del Festival del Film di Roma, che si dovrebbe tenere dall’8 al 17 novembre, sono i nuovi assetti politici che si stanno definendo tra i soci fondatori della kermesse, ovvero Regione Lazio, Comune di Roma, Provincia di Roma, Camera di Commercio e Fondazione Musica per Roma. In più c’è lo spettro di quella “spending review” che fino ad oggi ha toccato solo incidentalmente il Festival, ma che è destinata a segnarne il futuro.
I vertici della manifestazione romana aspettano con ansia il prossimo 20 marzo, data in cui i soci fondatori, il neoeletto presidente della Regione Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Camera di Commercio di Roma Giancarlo Cremonesi, si riuniranno per definire il futuro, soprattutto economico, del Festival.
In ballo non c’è solo l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2012, quei 12milioni e 300 mila euro cui manca ancora una copertura di 690mila euro che il comune di Roma si era impegnato a stanziare. Si discuterà soprattutto del Bilancio di previsione 2013. L’intenzione dei soci è quella di ridurre considerevolmente la quota versata alla Fondazione Cinema che nel 2012 è stata complessivamente di 5,5 milioni di euro. Non solo. Alla luce della “spending review”, Zingaretti starebbe immaginando di congelare la Fondazione e lasciare l’organizzazione del Festival ad un ente terzo incaricato di gestire per esempio anche il Fictionfest.
Sarà forse per questo clima di incertezza che la pagina internet del Festival Internazionale del Film di Roma strizza ancora l’occhio, nostalgica, al 2012, l’anno che ha segnato l’inizio dell’era di Marco Müller a Roma. Tutto sembra fermo negli uffici di Viale De Coubertin in attesa del 20 marzo. L’ufficio Marketing e Comunicazione, che dovrebbe essere già al lavoro per trovare sponsor a copertura del budget è ancora senza una guida. Così come non sono stati ancora rinnovati i contratti del personale che per sette anni ha lavorato alla riuscita del Festival e ora minaccia di fare vertenza alla Fondazione. A fine febbraio sono arrivate le prime lettere degli avvocati.
Si perché se da una parte al Festival è tutto fermo, dall’altra qualcosa si muove. Sono i contratti riservati allo staff dell’ufficio cinema, i fedelissimi di Müller, che dovrebbero essere riassunti già dal prossimo mese. Il direttore artistico sta anche cercando una nuova antenna per gli Stati Uniti, un professionista incaricato di selezionare i film americani da portare al Festival. Ha tentato anche di strappare al rivale Festival di Venezia, Giulia D’Agnolo Vallan. Ma a nulla sono servite le lusinghe economiche, un contratto di altre 60mila euro. La selezionatrice ha giurato fedeltà al direttore di Venezia, Alberto Barbera.