La Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Gnam), tempio della cultura italiana, è stata trasformata in un megafono per la propaganda di destra. Il pretesto? La presentazione del libro di Italo Bocchino, Perché l’Italia è di destra. Un titolo che suona come una sentenza, non come l’inizio di un dibattito.
Ma il vero inciampo si è palesato dietro le quinte. Alcuni dipendenti della Galleria hanno avuto l’ardire di esprimere dissenso, chiedendo l’annullamento dell’evento. La risposta? Una repressione degna dei peggiori regimi. La direttrice, novella inquisitrice, ha prontamente segnalato i nomi dei “ribelli” al Ministero della Cultura. Un atto di pura intimidazione, un messaggio chiaro: chi dissente sarà punito.
La Gnam, un tempo santuario dell’arte, è diventata palcoscenico per celebrazioni di partito. Da Tolkien a Vito Cozzoli, passando per Bocchino. La Cgil grida allo scandalo. Ma il vero scandalo è che nel 2024 ci troviamo ancora a combattere battaglie che credevamo vinte decenni fa. La libertà d’espressione, fondamento di ogni democrazia, viene ridotta a un privilegio concesso solo a chi si allinea al pensiero dominante.
L’episodio non è un semplice campanello d’allarme: è la prova tangibile di un pericoloso scivolamento verso l’autoritarismo. La cultura da strumento di emancipazione rischia di diventare un’arma di propaganda nelle mani del potere. E noi, cittadini e lavoratori, siamo chiamati a resistere. Perché se l’Italia è davvero di destra, come proclama Bocchino, allora abbiamo il dovere morale di ricordarle cosa significhi veramente libertà e democrazia.