C’è da chiedersi se la guerra tra Israele e Hezbollah fosse davvero necessaria per garantire la sicurezza al confine nord dello Stato ebraico. Il dubbio è legittimo, considerando che le ultime indiscrezioni provenienti dal governo libanese — a cui Israele non ha replicato — mettono in discussione le dichiarazioni del primo ministro Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha ribadito, quasi fosse un disco rotto, che “Hezbollah non vuole la pace” e che l’offensiva su Beirut e dintorni era necessaria “per garantire la sicurezza di Israele e permettere il ritorno dei cittadini sfollati dalle aree di confine”.
Tuttavia, il premier libanese, Najib Mikati, ha smentito queste parole, rivelando di aver “incontrato lo speaker della Camera Nabih Berri, che mi ha riferito come la proposta (per il cessate il fuoco, ndr) della Casa Bianca fosse stata accettata da Hezbollah”. Di conseguenza, aggiunge Mikati, “se l’obiettivo è far tornare i cittadini israeliani alle loro case in sicurezza e possiamo raggiungerlo pacificamente attraverso la diplomazia, perché scegliere invece l’opzione della guerra e del bagno di sangue?”.
Il governo del Libano smentisce Netanyahu e Biden: “Prima di essere ucciso, Nasrallah aveva accettato il cessate il fuoco”
Per evitare il conflitto, Mikati ha assicurato che “il governo libanese è pronto a schierare il proprio esercito a sud del fiume Litani, dopo il cessate il fuoco, per applicare la risoluzione 1701 dell’Onu. Hezbollah è d’accordo e la comunità internazionale ci supporta. Dobbiamo percorrere questa strada, invece di optare per la guerra”. In risposta al silenzio di Tel Aviv su queste dichiarazioni e all’imbarazzo degli alleati occidentali, il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, ha confermato tutto alla CNN, aggiungendo che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva accettato il cessate il fuoco di 21 giorni proposto dagli Stati Uniti e dalla Francia pochi giorni prima di essere ucciso da Israele durante un massiccio attacco su Beirut.
“Nasrallah era d’accordo. Il presidente della Camera libanese, Nabih Berri, ha consultato Hezbollah e abbiamo informato gli americani e i francesi. Ci hanno detto che anche Netanyahu era d’accordo con la dichiarazione rilasciata da Joe Biden ed Emmanuel Macron”, ha dichiarato Bou Habib. Tuttavia, tutto è saltato perché Netanyahu ha deciso di lanciare la sua personale offensiva, sollevando dubbi su quali siano i reali piani del primo ministro israeliano.
Netanyahu spinge il Medio Oriente all’escalation
Quel che è certo è che il conflitto continua, con intensi bombardamenti che hanno interessato non solo il sud del Paese, inclusa Beirut, ma anche Damasco, capitale della Siria, causando numerose vittime e scatenando le proteste del mondo arabo. Sul fronte con Hezbollah si sono registrati anche violenti scontri terrestri con i miliziani filo-iraniani, i quali affermano di aver inflitto “forti perdite” all’esercito israeliano, costringendolo ad arretrare.
Il movimento sciita ha inoltre lanciato oltre trenta missili verso il nord di Israele, dimostrando che le loro capacità offensive non sono ancora state annientate. Una guerra che, di ora in ora, sembra essere sempre meno “limitata”, contrariamente a quanto promesso da Netanyahu.
L’Ue bacchetta Israele: “No ad attacchi sulle infrastrutture nucleari dell’Iran”
In queste ore, l’esercito israeliano (IDF), per la prima volta dall’inizio delle operazioni militari in Libano, ha chiesto ai residenti del nord del Paese di evacuare alcune città che saranno presto colpite dall’aviazione. Nel frattempo, si attende con tensione la rappresaglia di Tel Aviv sull’Iran, che potrebbe scattare da un momento all’altro. L’IDF, malgrado gli appelli dell’Occidente, è pronto a colpire e, secondo i media statunitensi, l’obiettivo dell’attacco saranno le infrastrutture legate al programma nucleare di Teheran. Un’ipotesi che l’Unione Europea non gradisce, come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, affermando: “Attacchi di questo tipo sono estremamente pericolosi e hanno il grave potenziale di creare conseguenze di proporzioni incalcolabili”.
L’Iran ha già fatto sapere che colpire le sue infrastrutture nucleari equivarrebbe a una dichiarazione di guerra, promettendo che in quel caso utilizzeranno “armi mai viste” per radere al suolo Tel Aviv. Inoltre, in caso di attacco, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha spiegato che “più del 90% dei nostri missili” lanciati su Israele tre giorni fa “ha raggiunto i propri obiettivi e non è stato intercettato”, ammonendo infine “i rappresentanti di altri Paesi terzi, avvertendoli che considereremo un nemico chiunque fornisca il proprio spazio aereo a Israele. Spero che nessuno dia tale permesso”.