C’è sempre chi paragona la situazione attuale con gli anni ’70 ed evoca la guerra fredda o gli anni di piombo. Ma secondo me oggi è tutta un’altra cosa ed è molto peggio.
Livia Reggiani
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Gentile lettrice, è vero, è tutta un’altra cosa. Non esiste parallelo possibile tra quei tempi e gli attuali né per la realtà oggettiva né per la realtà percepita, vale a dire lo stato d’animo di noi tutti. Ieri il terrorismo rosso o nero ci intimoriva, oggi la prospettiva d’una guerra atomica ci annichilisce. Ieri ci sentivamo in parte tutelati dalla prudenza dei decisori politici, oggi i leader occidentali sono scriteriati senza senso dello Stato né visione strategica. E poi, come dicevo, era diverso l’approccio psicosociale, cioè il nostro umore. All’epoca il mondo, nonostante tutto, ci sorrideva. Si manifestava contro la guerra del Vietnam e tutte le guerre. Si credeva che a guidare le società fossero la cultura e il pensiero, non il denaro e l’arricchimento. La parte più retriva della Chiesa era scossa dalla teologia della liberazione nata in America latina e in seguito spazzata via dal nefasto Wojtyla. Il livello di creatività era altissimo: quasi non usciva film o libro o disco che non fosse un capolavoro. Perfino film che ci sembravano cose leggere, quasi di evasione, come per esempio L’armata Brancaleone di Monicelli o I basilischi della Wertmüller o Piccolo grande uomo di Penn, sono oggi venerati feticci. E infine: ieri i popoli pensavano che il futuro sarebbe stato migliore del passato, oggi pensano che il futuro sarà peggiore del presente. Basta questa osservazione per capire che è tutta un’altra cosa.