“Violazioni reiterate del diritto d’asilo”, partito l’esposto all’Ue contro l’Italia

ASGI denuncia all'Ue: in Italia attese infinite e ostacoli illegittimi per chi chiede asilo. A rischio migliaia di vite, violati i diritti Ue

“Violazioni reiterate del diritto d’asilo”, partito l’esposto all’Ue contro l’Italia

Il governo Meloni finisce sotto la lente della Commissione europea. L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) ha presentato una dettagliata denuncia alla Commissione Europea accusando l’Italia di gravi e sistematiche violazioni del diritto d’asilo.

Al centro dell’esposto ci sono le prassi, ritenute illegittime dall’Asgi, adottate dalle Questure italiane che di fatto impediscono o ritardano enormemente l’accesso alla procedura di protezione internazionale. Secondo i dati raccolti dall’Asgi in 55 delle 107 province italiane i richiedenti asilo sono costretti a recarsi in Questura per settimane o addirittura mesi prima di riuscire a manifestare la volontà di chiedere protezione.

La normativa europea prevede tempistiche molto stringenti: la domanda di asilo deve essere registrata entro 3 giorni lavorativi dalla manifestazione di volontà, prorogabili a 10 in caso di afflusso massiccio. Termini sistematicamente disattesi in Italia, dove i ritardi medi si attestano tra i 3 e i 6 mesi, con punte di oltre un anno in alcune province.

Le barriere invisibili: un sistema che nega l’accesso

Il report ASGI evidenzia come nel 60% delle province monitorate i richiedenti asilo non riescano ad accedere agli uffici delle questure per presentare domanda. Nel 21% dei casi, anche dopo la manifestazione di volontà, viene sistematicamente impedita la formalizzazione della domanda tramite il modulo C3.

In almeno 40 province viene illegittimamente richiesta una dichiarazione di ospitalità per poter presentare domanda. In 6 province le questure fissano arbitrariamente un tetto massimo di 5-15 domande al giorno, rimandando gli altri richiedenti a data da destinarsi.

I tempi di attesa tra la presentazione della domanda e la sua formalizzazione superano i 6 mesi in 18 province e l’anno in 3 province. Durante questo periodo, ai richiedenti viene negato sia il rilascio del permesso di soggiorno che l’accesso alle misure di accoglienza.

Conseguenze drammatiche: vite sospese nel limbo giuridico

Le conseguenze sono gravissime: migliaia di persone restano per mesi in un limbo giuridico, prive di qualsiasi forma di accoglienza e impossibilitate ad accedere ai servizi essenziali. Esposte al rischio concreto di finire in strada o essere fermate come irregolari.

La denuncia ASGI rileva come queste prassi costituiscano una sistematica violazione dell’art. 6 della Direttiva 2013/32/UE e dell’art. 18 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. Di fatto, il diritto d’asilo viene svuotato di contenuto e reso inefficace. L’esposto cita numerosi rapporti e comunicati pubblicati nel 2024 da ASGI, IRC e cliniche legali universitarie. Viene inoltre riportata la copiosa giurisprudenza relativa alle azioni individuali intraprese dagli avvocati ASGI, che tuttavia non sono state risolutive del problema strutturale.

Particolarmente critiche risultano le situazioni di Roma, Milano, Firenze, Bari e Torino. In queste città le code davanti alle questure iniziano dalla sera prima, con centinaia di persone costrette a dormire per strada nella speranza di essere tra i pochi ammessi il giorno successivo.

Il report evidenzia anche come le prassi varino notevolmente tra le diverse questure, creando disparità di trattamento sul territorio nazionale. In alcune province l’accesso è possibile solo tramite intermediazione di avvocati o associazioni, in altre vengono accettate solo domande di determinate nazionalità.

La palla passa ora alla Commissione europea, che nei prossimi mesi dovrà decidere se avviare una procedura di infrazione contro l’Italia. Le violazioni contestate, sempre secondo Asgi, appaiono gravi e reiterate, tali da configurare un inadempimento sistematico degli obblighi comunitari in materia di asilo.

La denuncia mette il dito nella piaga di un sistema al collasso, ulteriormente aggravato dall’approccio restrittivo del governo Meloni. Servirebbero interventi strutturali per potenziare e uniformare le procedure di accesso all’asilo, nel rispetto degli standard europei e dei diritti fondamentali dei richiedenti protezione.