L’occupazione aumenta, ma i problemi restano tutti. Il report sull’occupazione della Cisl conferma che il trionfalismo del governo e della ministra Marina Calderone sul mercato del lavoro in Italia è del tutto fuori luogo, per diverse ragioni. In particolare, perché “non vengono scalfite, se non in minima parte, le tre criticità del lavoro italiano: divario territoriale, bassa occupazione e alta inattività giovanile, fortissimo divario di genere”. D’altronde l’Italia, nel secondo trimestre dell’anno, resta ultima in Ue per tasso d’occupazione, al 62,3%, soprattutto “a causa del basso numero di donne al lavoro che con un tasso del 53,5% è quasi di 13 punti inferiore alla media Ue”.
Occupazione, tutti i ritardi dell’Italia
Ci sono, sicuramente, dei segnali positivi, a partire dal fatto che l’occupazione cresce più del Pll e che è considerato “incoraggiante” il dato del Sud. I trend positivi iniziati dopo la pandemia, sottolinea la Cisl, proseguono. Ma restano i divari, soprattutto per quanto riguarda le donne e i giovani, oltre che il Sud Italia. E non si possono “affrontare in maniera superficiale, ad esempio continuando ad additare la precarietà, che i dati mostrano non essere affatto così diffusa, ma concentrata in alcune particolari situazioni”.
Per i giovani tra i 15 e i 24 anni l’occupazione in Italia è al 19,7%, terzultima dopo Bulgaria e Grecia. Resta il problema dell’occupazione femminile, considerata anche una “delle principali cause di povertà delle famiglie”, mentre sul lavoro povero pesa anche l’ampio ricorso al part time. Nel report si sottolinea come sia necessario “riflettere sul paradosso che vede giovani e donne restare inattivi o sottoccupati a fronte di aziende che non trovano il personale: è vero che in alcuni settori e attività le condizioni retributive sono inadeguate ma è altrettanto vero che giovani e donne spesso non possono aspirare a posizioni migliori perché non in possesso delle competenze richieste o, quanto alle donne, per mancanza di adeguati servizi e flessibilità organizzative”.
Il rapporto segnala la necessità di chiudere il cantiere delle politiche attive, potenziando i centri per l’impiego, e di affrontare una serie riflessione sulle politiche migratorie, per attrarre i lavoratori stranieri qualificati. Come sottolinea il capodelegazione 5 Stelle in Ue, Pasquale Tridico, l’Italia resta ultima in Europa per tasso di occupazione e si tratta di “un dato allarmante che smonta i facili entusiasmi del governo Meloni e mostra la vera fotografia del Paese dove giovani, donne e precari hanno sempre meno diritti e faticano sempre di più ad arrivare alla fine del mese”.