Nel 2023 i crimini sono cresciuti in modo esponenziale in tutta Italia, ma i giornali non ne parlano. È scandaloso.
Oliviero Mari
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Gentile lettore, i giornali sono troppo impegnati ad assecondare la narrativa della Meloni secondo cui “L’Italia è la locomotiva d’Europa” (in realtà sono gli altri Paesi che trainano il nostro Pil inferiore alla media), “Stiamo scrivendo la Storia” (lo diceva anche il Duce) e “La mia missione è guidare e non seguire” (l’ha detto a New York senza sapere che è una frase di Putin). In effetti, i dati sulla crescita della criminalità sono clamorosi e, quel che più conta, era dal 2013 che il numero dei reati calava: ci voleva la Meloni per invertire la tendenza. Nel 2023 l’aumento dei crimini sul 2022 è stato del 3,8%, con particolare crescita dei reati violenti: omicidi, percosse, lesioni e rapine. Le prime 10 città “criminali” sono: Milano, Roma, Firenze, Rimini, Torino, Bologna, Prato, Imperia, Venezia e Livorno. Alcune di queste, prima dell’avvento delle destre, erano tra le più tranquille, altro che “renderemo le strade più sicure”. A Milano l’aumento dei crimini in un anno è stato del 4,9%, a Roma addirittura dell’11%. Firenze si distingue per le rapine violente in strada, +56%. Un disastro generale. Però il Viminale è impegnato a contrastare i sit-in pacifici che chiedono la tregua a Gaza. In altri tempi dati così enormi sulla criminalità avrebbero fatto vacillare il governo. Ora invece la stampa tace, sorvola. Se fosse prevista la chiusura dei giornali per overdose di fake news e di omissioni, in Italia ne rimarrebbero sì e no due, di cui uno sarebbe La Notizia.