E alla fine arrivò il giorno. E l’accordo non c’è. Oggi senatori e onorevoli saranno chiamati a votare – forse per l’ultima volta con le regole volute da Matteo Renzi – i quattro consiglieri Rai. Più che un’elezione, un grande salto nel buio, visto che non c’è alcuna intesa. Né all’interno della maggioranza, né tra maggioranza e opposizioni. Nonostante le trattative, febbrili, siano continuate fino a ieri notte.
I dubbi del Pd, poi la scelta dell’Aventino
Soprattutto sul possibile nome di un presidente di garanzia votabile anche dalle opposizioni. Fino all’ultimo, il centrodestra ha spinto per un profilo della propria area che potesse essere minimamente condivisibile dal centrosinistra, e sull’altro fronte si è proposta la soluzione inversa: da qui l’impasse. Uno stallo che ha riguardato soprattutto il Partito democratico, indeciso fino a tarda ora se partecipare al voto, magari proponendo un presidente di garanzia (Antonio Di Bella), oppure continuare sul solco indicato da Elly Schlein dell’Aventino. A notte fonda, ha prevalso la linea della segretaria. Niente voto.
M5s voterà Di Majo
Il Movimento 5 Stelle, invece, in aula voterà e punterà a riconfermare il consigliere uscente Alessandro di Majo. Ma, assicura M5s, non farà sconti alla maggioranza in commissione di vigilanza. “Ho ripetuto mille volte che non voteremo Agnes (Simona, candidata di Forza Italia, ndr) presidente. Ma si chiama Tv pubblica, è un servizio pubblico. Quindi non è una questione privata della destra. Per questo domani (oggi, ndr) andiamo a votare. È una questione di garanzia, di vigilanza”, ha detto ieri il Presidente Giuseppe Conte.
Voterà un suo candidato anche Avs, probabilmente Roberto Natale (“Non lasciamo che quel presidio sia messo a disposizione per rafforzare Meloni, quindi ci saremo anche noi”, le parole di Angelo Bonelli).
Lo scontro vero sarà in commissione di vigilanza Rai
Resta comunque ferma la linea comune del campo largo di disertare la votazione del presidente in Commissione di Vigilanza, impedendo così il raggiungimento del quorum richiesto per l’investitura. Nel campo avverso, invece, la Lega sarebbe orientata a eleggere Alessandro Casarin (dato in vantaggio su Antonio Marano), mentre il quarto consigliere sarebbe in quota FdI, Federica Frangi o un altro giornalista, Vincenzo Spagnolo.
Il Ministero dell’economia porterà poi in Consiglio dei ministri i nomi degli altri due componenti del cda: Giampaolo Rossi, destinato al ruolo di ad, e Agnes, che con ogni probabilità sarà nominata presidente dal cda, ma che non ha i voti necessari per il via libera in Vigilanza.
Secondo i ragionamenti che si fanno in ambienti di maggioranza, in caso di bocciatura, si farà un secondo tentativo, come accaduto nel 2018 per la conferma di Marcello Foa al vertice della tv pubblica. Nel caso di un secondo stop, spiegano le stesse fonti, sulla presidenza si dovrà cercare un’intesa con le opposizioni, magari dopo le elezioni in Liguria.
Intanto parte l’iter della riforma della governance
L’unica nota positiva della giornata di ieri, l’ok della maggioranza alla richiesta dell’opposizione di incardinare in tempi rapidi la riforma della tv pubblica. In mattinata il pressing per avviare l’iter era partito con un intervento della presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, dopo il mandato unanime della bicamerale per procedere in questo senso. È stato, quindi, il presidente dell’ottava Commissione di Palazzo Madama e senatore di Forza Italia Claudio Fazzone ad annunciare che il primo ottobre “verranno incardinati tutti i disegni di legge” con l’obiettivo “di agevolare un corretto e proficuo confronto tra maggioranza e opposizione”.