Con l’attenzione della comunità internazionale focalizzata sulla guerra in Ucraina e sulla crisi in Medio Oriente, torna a salire la tensione nel Pacifico, dove si susseguono le continue provocazioni cinesi verso l’isola di Taiwan e si intensificano le esercitazioni congiunte di Pechino e Mosca.
Proprio queste ultime sono finite al centro dell’attenzione degli esperti militari occidentali, che hanno documentato le manovre delle navi da guerra russe e cinesi mentre “hanno attraversato lo Stretto di La Pérouse e sono entrate nel Mare di Okhotsk” come parte dell’esercitazione navale congiunta Beibu/Interaction-2024. Stando a quanto riporta il comando della Flotta russa del Pacifico, l’esercitazione rientra nelle normali missioni di addestramento e miglioramento delle truppe, programmate da tempo, e non ha nessuno scopo “ostile”.
Si infiamma pure il Pacifico, Putin e Xi lanciano esercitazioni congiunte e spaventano Taiwan e Giappone
Sempre il Cremlino fa sapere che “durante l’attraversamento dello Stretto di La Pérouse, le forze hanno eseguito compiti di manovra congiunta, interdizione contro una barca senza pilota dell’ipotetico nemico, effettuando ricognizione e osservazione dell’immagine di superficie con l’aiuto degli elicotteri di bordo”. Una ricostruzione che, tuttavia, non convince gli esperti militari statunitensi, che le interpretano come “provocazioni” rivolte all’intero Occidente e, soprattutto, ai loro partner asiatici. Difficile dare torto ai dubbi del Pentagono, visto che da anni, con una recente impennata, si susseguono le manovre navali e aeree di Pechino attorno all’isola di Taiwan.
Tanto per intenderci, dall’inizio di settembre, Xi Jinping ha inviato nello Stretto di Taiwan ben 321 aerei militari e 180 navi da guerra. Questi dati sono stati forniti dal ministero della Difesa di Taipei, precisando che, fortunatamente, questo mese non sono stati rilevati aerei nella Zona d’identificazione della difesa aerea (Adiz) dell’isola. Ciò non toglie che la situazione resti tesa, anche perché, spiegano le autorità di Taiwan, due giorni fa la Cina ha mostrato i muscoli spostando la portaerei Liaoning nelle acque a nord-est dell’isola. Ma non è tutto. Stando al South China Morning Post, la società cinese Norinco avrebbe sviluppato un piccolo drone kamikaze a propulsione elettrica con un’autonomia di 200 chilometri, che, come sottolineato nell’articolo, “è sufficiente per colpire obiettivi a Taiwan”. Non sembra dunque un caso che tra le specifiche tecniche venga riportato proprio questo dettaglio.
Tokyo in allerta davanti alle manovre cinesi e russe nel Pacifico
Come se non bastasse, in queste ore sta facendo scalpore l’allarme del ministro della Difesa del Giappone, Minoru Kihara, che si è detto “fortemente preoccupato per le recenti violazioni dello spazio aereo e per altre attività militari da parte di Russia e Cina”. Incursioni che si stanno facendo sempre più frequenti e preoccupanti, tanto che lo stesso ministro ha spiegato che lunedì un caccia di Mosca ha sorvolato, per ben tre volte, il Mar del Giappone, a nord dell’isola di Hokkaido, costringendo Tokyo a inviare un caccia dell’Air Self-Defense Force giapponese, che ha poi lanciato, per la prima volta, un razzo di segnalazione per allontanare il jet russo.
Kihara ha anche notato che “a fine agosto il Giappone aveva confermato che, per la prima volta, un aereo spia militare cinese aveva violato il proprio spazio aereo sopra le acque del Mar cinese orientale, al largo delle isole della prefettura di Nagasaki, nell’arcipelago sud-occidentale”, e per questo si è detto “preoccupato che questi casi si siano verificati in un periodo tanto breve e nel nostro spazio aereo”.