Chi pensava che la vicenda penale-processuale dell’ex presidente della regione Liguria Giovanni Toti fosse (quasi) conclusa con il patteggiamento a due anni e un mese accettato dalla procura ma non ancora ratificato dal Gup, si sbagliava. Ad aggravare la posizione dell’ex uomo politico, infatti, potrebbe essere una nuova supposta tangente che Toti avrebbe ricevuto dall’imprenditore Luigi Alberto Amico, attivo nel settore della cantieristica navale.
Si tratta di investigazioni rientranti nel filone bis dell’inchiesta, rimasto fuori dall’accordo per il patteggiamento. Secondo le risultanze della Guardia di Finanza, come riporta Il Secolo XIX, Amico avrebbe finanziato Toti con 90mila euro in cambio di provvedimenti favorevoli e del prolungamento di una concessione per la sua società, la Amico & Co.
Soldi a Toti per una concessione al porto
La vicenda risale al periodo immediatamente precedente all’arresto di Toti (7 maggio), quando la giunta regionale varò un piano da oltre 20 milioni di euro (soldi provenienti dai Fondi di coesione) per la creazione in project financing di un nuovo bacino di carenaggio per maxi yacht nel porto di Genova. Protagonista di quel project financing era proprio Amico. Già allora le opposizioni parlano di uno spudorato appoggio all’imprenditore. Ora, secondo gli investigatori, ci sarebbero le prove di un accordo corruttivo.
Toti incastrato da un’intercettazione di Cozzani
In particolare, ad incastrare Toti sarebbe l’intercettazione di un dialogo tra l’imprenditore e il suo ex capo di gabinetto Matteo Cozzani risalente al maggio 2021. Durante l’incontro, l’imprenditore avrebbe espresso a Cozzani la volontà di “sostenere Giovanni”. Naturalmente, durante l’abboccamento Amico aveva anche espresso i suoi desiderata, cioè la concessione: “Noi siamo abbastanza allineati”, dice Amico, “sono sei anni che aspetto il rinnovo della concessione, mi farebbe piacere quel pizzico in più di attenzione”.
E quel pizzico in più arriverà. Come i finanziamenti di Amico al Comitato Toti. La Gdf ha infatti tracciato un assegno da 30mila euro, ma ha conteggiato in 90mila la cifra versata dall’imprenditore prima e dopo gli atti amministrativi.
Probabilmente Toti patteggerà anche questo
Ora, questo nuovo episodio sarà probabilmente contestato a Toti durante l’udienza di convalida del patteggiamento davanti al Gup. Da quanto hanno fatto filtrare i legali dell’ex presidente, l’orientamento è patteggiare anche per questa accusa. Quindi è probabile che la pena di due anni e un mese sia destinata a salire. Ed è anche probabile che i magistrati chiedano la confisca dei 90mila euro della tangente, che andrebbero ad aggiungersi ai 90mila già determinati dall’accordo sul patteggiamento.
Intanto lui si difende sui social: “Patteggiare non significa ammettere la colpa”
E, mentre la procura continua a indagare (e a scoprire), lui, Toti, imperversa in tv e sui social. Difendendosi, senza contraddittorio. Ieri, per esempio sui suoi social scriveva: “Un accordo con la Procura non significa ammettere la propria colpevolezza, come qualche giustizialista continua a sostenere, facendo strame del diritto. Significa semplicemente che dopo 3 anni di intercettazioni, indagini, filmati, registrazioni, pedinamenti, evitiamo di portare in aula una vicenda che sarebbe durata almeno un’altra decina di anni”.
“Resta di questa vicenda una domanda di fondo”, aggiunge Toti, “se un imprenditore finanzia la politica lo fa per creare un clima favorevole ad avere atti che comunque gli sarebbero dovuti, oppure lo fa perché finalmente ha trovato una politica che gli dà risposte serie in tempi certi, come tutti chiedono? E tutto ciò è un reato? In Liguria io sono certo che si tratta della seconda ipotesi. In Italia di una legge chiara e non ipocrita deve occuparsi il Parlamento e non il Tribunale di Genova. Senza girare per l’ennesima volta la testa da un’altra parte”.
Secondo l’imprenditore Aldo Spinelli (altro imputato eccellente che ha patteggiato per la corruzione di Toti) e ora Amico, Toti ha perfettamente ragione. Per molti altri, per fortuna, la risposta alla sua domanda è: sì, è corruzione…