Chissà se anche stavolta rivedremo Giorgia con gli stivali tra il fango dell’Emilia Romagna o sull’elicottero a braccetto con l’amica Ursula von der Leyen a perlustrare le aree colpite dall’ultima alluvione. Intanto è toccato al ministro Musumeci metterci la faccia per difendere l’operato del commissario straordinario Figliuolo e invitare, quanto alle responsabilità, a guardare “dall’altra parte”. Dove cioè “non sono state ancora definite le richieste, le procedure e soprattutto la pianificazione di chi deve intervenire ed è chiamato per legge a farlo”. In altre parole sugli enti locali, a partire dalla Regione.
“No, non è vero. Per quanto riguarda gli enti che guido, comune e provincia, tutto quello che è arrivato l’abbiamo speso”, ha replicato il sindaco di Cesena Lattuca. Insomma, il solito rimpallo di responsabilità. Mentre gli emiliano-romagnoli si ritrovano, meno di un anno e mezzo dopo, a contare ancora una volta dispersi, sfollati e danni dell’ennesimo evento climatico estremo figlio del cambiamento climatico e dell’inerzia della politica. Un disastro che, ironia della sorte, si è abbattuto sul nostro Paese, martoriato dal dissesto idrogeologico, ad appena ventiquattr’ore dall’annuncio con cui la premier aveva definito, davanti alla platea di Confindustria, il Green Deal “impregnato di troppi errori”. A causa di “un approccio ideologico” e di scelte sda correggere. Le ultime parole famose prima dell’alluvione. Poi è scattata la caccia all’ennesimo complotto. Ordito, a quanto pare, da madre natura.