Se qualcuno spera in una risoluzione diplomatica alla guerra in Ucraina, allora è destinato a restare deluso. Infatti, dall’Occidente non si parla di pace ma soltanto di guerra e della necessità di “fare di più” per supportare Volodymyr Zelensky, così da sconfiggere Vladimir Putin. Così, mentre l’Europarlamento ha dato il suo via libera alla risoluzione che chiede ai Paesi UE di concedere il permesso a Kiev di colpire in Russia, quasi in contemporanea il segretario generale uscente della NATO, Jens Stoltenberg, nel suo ultimo discorso da numero uno dell’Alleanza, tenuto al German Marshall Fund di Bruxelles, ha spiegato che “dobbiamo essere disposti a pagare il prezzo per la pace”.
“Più soldi ci sono, più forti sono le nostre difese, più efficace è la nostra deterrenza, maggiore è la nostra sicurezza” ha aggiunto il leader del Patto Atlantico. “La buona notizia è che abbiamo mantenuto l’impegno preso dieci anni fa” di spendere almeno il 2% del PIL per la difesa, “ma la cattiva notizia è che questo non è più sufficiente per mantenerci al sicuro”.
Insomma, secondo Stoltenberg, bisogna rivedere al rialzo i fondi da destinare all’acquisto di materiale bellico. “L’Ucraina deve impegnarsi con la Russia da una posizione di forza, qualsiasi futuro accordo di pace deve essere sostenuto da un forte e duraturo supporto militare, non solo da pezzi di carta”, ha spiegato il segretario uscente, con parole che non lasciano presagire alcuna intenzione di tentare un negoziato con Putin.
Dopo tre anni di guerra in Ucraina, per la Nato il 2 per cento del Pil per le spese militari non basta più
Dopo quasi tre anni di martellanti bombardamenti, la rete energetica ucraina è stata letteralmente devastata e ora si teme “un inverno difficile”. Secondo quanto dichiarato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e da Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), il conflitto ha causato la distruzione del 50% dell’infrastruttura energetica dell’ex repubblica sovietica, che ha perso circa 9 GW di produzione energetica.
“Quest’inverno puntiamo a ripristinare ed esportare complessivamente 4,5 GW di energia in Ucraina”, ha spiegato la von der Leyen, aggiungendo che “quasi 160 milioni di euro sono stati resi immediatamente disponibili per far fronte alle conseguenze degli attacchi alle infrastrutture energetiche”. Può sembrare una questione di poco conto, ma riuscire in questo intento significa salvare vite umane, perché, spiega Birol, “l’Ucraina rischia di patire il freddo questo inverno dopo le massicce distruzioni di centrali elettriche colpite dalla Russia di Putin”.
Guerra in Ucraina, continua l’avanzata inarrestabile della Russia nel Donbass
In tutto questo, continua l’avanzata apparentemente inarrestabile della Russia di Putin. Stando a quanto riferisce il Ministero della Difesa di Mosca, in poco meno di 24 ore, le truppe del Cremlino hanno conquistato un altro villaggio nell’est dell’Ucraina, quello di Gheorghievka, nella regione di Donetsk, e hanno ripreso il controllo di due insediamenti nella regione di confine russa di Kursk. Secondo l’agenzia di stampa Tass, che cita il maggiore generale russo Apty Alaudinov, “i soldati russi sono entrati a Nikolayevo e a Daryino e ne hanno preso il controllo”, strappandolo alle forze ucraine. Lo stesso Alaudinov ha spiegato che “le nostre unità stanno gradualmente avanzando, liberando un insediamento al giorno” mentre “i soldati ucraini si arrendono” a ritmo sempre crescente.
Combattimenti in cui, sempre nella regione di Kursk, le forze del Cremlino avrebbero inferto un duro colpo all’Ucraina distruggendo “sei carri armati, oltre 10 veicoli corazzati da combattimento e più di 10 unità di attrezzature automobilistiche in dotazione ai nazionalisti dell’esercito ucraino” e fornite dall’Occidente. Come sempre accade quando le cose si mettono male, Zelensky intende garantirsi l’appoggio degli Stati Uniti. Proprio per questo, la prossima settimana si recherà negli USA per incontrare i candidati alla presidenza, Kamala Harris e Donald Trump, per ribadire la necessità di non rallentare le forniture militari e per ottenere anche l’agognato via libera americano a colpire in Russia.