L'Editoriale

War Games

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Dopo oltre due anni e mezzo di sangue versato, un milione di morti (secondo le stime del Wall Street Journal) e una montagna di miliardi di extraprofitti incamerati dall’industria delle armi, l’Europa, che doveva spezzare le reni alla Russia con le sanzioni economiche rivelatesi un clamoroso autogol e vaneggiava della vittoria dell’Ucraina contro le armate di Putin, continua a scherzare con il fuoco del conflitto. Oggi la plenaria del Parlamento europeo voterà la risoluzione Continued financial and military support to Ukraine by Eu Member States che, se approvata, segnerebbe un salto di qualità nel coinvolgimento dell’Ue a sostegno del governo di Kiev nel conflitto contro la Russia.

Nel ribadire l’invito a “tutti gli Stati membri ad aumentare i loro finanziamenti per l’Ucraina e ad astenersi dal diminuire i loro contributi”, oltre al “legittimo diritto all’autodifesa in linea con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite” per “difendersi efficacemente da uno Stato aggressore” e “ristabilire il pieno controllo su tutto il suo territorio riconosciuto a livello internazionale”, il testo della risoluzione segna un cambio di passo strategico sostanziale. Esortando gli “Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso di sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, che ostacolano la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa secondo il diritto internazionale e lasciano l’Ucraina esposta ad attacchi alla sua popolazione e alle sue infrastrutture”, l’Unione europea sta facendo un altro passo verso il coinvolgimento diretto nella guerra contro la Russia. Un invito, peraltro, che nel caso dell’Italia si pone in aperto contrasto con l’articolo 11 della Costituzione che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. A due anni e mezzo dall’inizio del conflitto e un milione di morti dopo, l’Europa rischia di compiere un altro passo verso il baratro. Rinnegando il suo dna di organizzazione nata per mantenere la pace dopo gli orrori della seconda guerra mondiale. Avvicinando pericolosamente la terza.