Nel carcere di Regina Coeli si è suicidato il terzo detenuto dall’inizio dell’anno. Anzi, a voler essere precisi, si è suicidato il terzo detenuto del 2024 della settima sezione del carcere romano.
Come racconta l’associazione Antigone la settima sezione è allo stesso tempo una sezione di ingresso, di transito, disciplinare, di isolamento sanitario. Le persone qui recluse restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione che di dignitoso non ha nulla.
Le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello. Il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità. Le finestre sono più piccole che nelle altre sezioni e dotate di celosie che non consentono all’aria di circolare e riducono l’ingresso della luce naturale. Solo poche celle sono dotate di doccia.
Il Garante dei Diritti dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia (leggi intervista a pagina 4) racconta che solo ieri, e solo sul lato destro della sezione, è partito il riscaldamento, dopo settimane di freddo che non può essere temperato neanche dall’acqua calda, che nelle stanze non c’è.
“Ci sono le coperte, certo, – racconta il garante – ma non sempre le consegne sono tempestive e più di un detenuto mi ha riferito di aver passato almeno una notte all’addiaccio, senza coperta, spesso senza lenzuola e senza cuscino. In settima sezione finanche il tavolo e le sedie sono un miraggio: i detenuti siedono e mangiano per terra o sul letto. Quelli più fortunati, che hanno avuto delle celle con armadietti in dotazione, li rimuovono e li mettono a terra, per sedersi, mangiare o giocare a carte con i coinquilini”.
Terzo suicidio in pochi mesi. Vai a sapere il perché.