Prima un sibilo durato pochi secondi, poi le esplosioni simultanee di centinaia di cercapersone in dotazione alle milizie di Hezbollah in Siria e Libano. Un attacco ‘hacker’ che ha causato almeno 12 morti e oltre 2500 feriti, tra civili e combattenti del Partito di Dio, dietro al quale, secondo il New York Times, ci sarebbe Israele che, sfruttando una falla nella produzione dei dispositivi, avrebbe trovato il modo di introdurre una piccola carica di esplosivo all’interno dei cercapersone, poi attivata grazie a un semplice messaggio.
Stando a quanto apprende la testata americana, i cercapersone che Hezbollah aveva ordinato alla taiwanese Gold Apollo sarebbero stati manomessi prima di raggiungere il Libano, verosimilmente grazie a degli infiltrati nella catena di montaggio. Un attacco unico nel suo genere che sarebbe stato approvato, secondo quanto riferisce Axios, all’inizio di questa settimana durante le riunioni sulla sicurezza con il primo ministro, i membri senior del suo gabinetto di guerra e i responsabili dei servizi di sicurezza.
Escluso, invece, il coinvolgimento degli Stati Uniti di Joe Biden. Secondo quanto riferisce un funzionario americano all’Associated Press, le autorità dello Stato ebraico avrebbero informato gli Usa solo a cose fatte, suscitando stupore e preoccupazione nell’amministrazione in carica per un’azione che rischia di infiammare definitivamente il Medio Oriente.
Netanyahu porta la guerra in Libano: c’è Israele dietro alle esplosioni simultanee di centinaia di cercapersone in dotazione ad Hezbollah
Com’è facilmente intuibile, il movimento sciita libanese ha subito giurato vendetta contro lo Stato ebraico del primo ministro Benjamin Netanyahu per quella che definiscono “un’aggressione criminale” a cui risponderanno con una “giusta punizione”. Sempre il gruppo armato guidato da Hassan Nasrallah ha anche spiegato che l’attentato non cambierà i piani del movimento filo iraniano che “continuerà, come in tutti i giorni passati, le sue benedette operazioni a sostegno di Gaza”.
Un attacco in cui è rimasto ferito anche l’ambasciatore dell’Iran in Libano che avrebbe perso un occhio, mentre l’altro è rimasto gravemente danneggiato, nell’esplosione di un cercapersone che portava con sé. Proprio il coinvolgimento del diplomatico di Teheran rischia di portare a gravi conseguenze. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha affermato che l’attacco di Israele in Libano è una prova di “genocidio. Israele mette di nuovo a rischio la pace e la sicurezza della regione e ciò richiede un’azione internazionale urgente” che non potrà passare in cavalleria.
Netanyahu infiamma il fronte settentrionale
Che la situazione sia destinata ad aggravarsi lo si capisce dalle parole del ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, che in un colloquio telefonico con il New York Times ha detto molto chiaramente che “sicuramente Hezbollah risponderà su grande scala” alle esplosioni dei cercapersone. “Se Israele pensa che in questo modo farà rientrare nelle case gli sfollati nel nord di Israele, si sbaglia. Questo porterà a un’escalation di questa guerra”, ha aggiunto il diplomatico.
Ancor più furiosa la reazione del presidente del parlamento libanese e leader del movimento Amal, Nabih Berry, che ha accusato Israele di aver commesso “un crimine di guerra”, chiedendo a “tutto il mondo di fermare la macchina del terrore israeliano”. “Quello che Israele ha fatto non è solo un massacro, ma un evidente crimine di guerra”, ha detto detto Berry, vicino al gruppo Hezbollah e intermediario nei colloqui con l’Occidente. “Tutto il mondo è chiamato ad agire per fermare la macchina del terrore israeliana – ha aggiunto, citato dai media libanesi – non è più accettabile che la comunità internazionale si accontenti di dichiarazioni di condanna e denuncia”.
Tajani chiede moderazione alle parti in causa
Davanti a questi attentati, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Il Messaggero ha spiegato che “il Medio Oriente, così come l’Ucraina, sono due grandi sfide in cui la Ue deve giocare da protagonista. Occorre arrivare alla pace, anche se non mi nascondo ed è evidente a tutti che esistono molte difficoltà in questo tragitto. La situazione è complicata. E si complica sempre di più”.
“Continuiamo a invitare tutti, Israele, l’Iran e i suoi alleati come gli Houthi e Hezbollah, perché si arrivi a un cessate il fuoco. Vorrei ricordare, oltretutto, che noi abbiamo in Libano un grosso contingente nella missione dell’Unifil al confine tra il Sud del Libano e il Nord di Israele. Si tratta di mille soldati, impegnati in una delicatissima e apprezzatissima operazione di pace. Abbiamo anche un piccolo ma importante contingente a Beirut, e perciò siamo investiti direttamente in questa crisi. E lavoriamo per la stabilità”, ha concluso Tajani.