Oggi in Consiglio dei ministri è arrivato il Piano strutturale di bilancio: a parte qualche cifra, è un documento quasi vuoto. Ubaldo Pagano, capogruppo del Pd in commissione Bilancio alla Camera, il governo non sa cosa scrivere ed è in ritardo?
“In realtà dobbiamo ancora vedere il documento, il governo finora ha solo affidato qualcosa alle agenzie e ha rimandato l’invio alle Camera a dopo il 23, ovvero quando arriverà la revisione dell’Istat dei conti nazionali degli anni passati. Al momento ci troviamo a commentare soltanto le agenzie. Dall’Istat arriverà un rialzo dei conti nazionali degli anni passati, derivante dal rialzo del Pil del 2021, e ci potrebbe essere un impatto positivo sul saldo di finanza pubblica, sottolineo del 2021, anno di competenza di un governo precedente. Semplicemente il governo ora aspetta questa revisione perché si attendono di avere maggiori margini di manovra, rinviano così la decisione con la speranza che i dati siano migliori”.
I tempi per la discussione alle Camere del Piano strutturale di bilancio saranno strettissimi e non ci sarà una vera discussione parlamentare sul Piano?
“Be’ il rischio è evidente che sia questo, perché abbiamo chiesto in commissione il rinvio per la metà di ottobre. Il Piano revisionato dovrebbe arrivare in Parlamento non prima di fine mese, ci sarà non più di una settimana di tempo per analizzarlo nelle commissioni competenti e discuterlo in Aula con l’approvazione delle risoluzioni”.
Il Mef parla di politica prudente e di raggiungimento del 3% del rapporto tra deficit e Pil già nel 2026: vuol dire che il governo prevede di tagliare persino più di quanto chiede la Commissione?
“Purtroppo navighiamo nel buio, perché il Def non ha riportato nessuna idea prospettica, non ci ha dato un’idea di quella che avrebbe potuto essere la linea del governo. Tutto è stato rinviato alla presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, adesso abbiamo solo le agenzie e l’unica che abbiamo segnala l’impegno a scendere sotto la soglia del 3% del rapporto tra deficit e Pil nel 2026. Avendo oggi un rapporto al 7,4%, e con la revisione sarebbe comunque al 7,2% o al 7,1%, questo significa che in due anni dobbiamo di fatto recuperare circa 3,5 punti percentuali. Ovviamente questo significa una linea che probabilmente sarà più realista di quanto la stessa Ue nelle regole approvate aveva imposto agli Stati membri, soprattutto a quelli con procedura per deficit eccesivo come l’Italia”.
Come mai tutta questa prudenza?
“Di certo viene fatto perché, evidentemente, hanno sentore che rispetto alla solidità del debito pubblico italiano gli investitori potrebbero avere qualche perplessità da manifestare negli anni a venire e quindi provano a solidificare le politiche di bilancio per rassicurarli”.
Date le premesse, dobbiamo aspettarci una manovra lacrime e sangue?
“Nella migliore delle ipotesi verranno confermate le misure che c’erano del 2024, con ogni probabilità saranno prorogate neanche in maniera definitiva ma solo per il 2025. È chiaro che se il governo intende mettere in campo soluzioni nuove, da qualche parte dovrà trovare le risorse, o aumenta la tassazione o cancella qualche altro intervento. In quel caso sono probabili nuovi tagli o un aumento delle tasse”.
Sulle pensioni si parla già di nuovi tagli, dalla destra le solite promesse in fumo sul tema?
“Questo è il governo che avrebbe voluto smantellare la Fornero, confermare quota 100 e potenziare Opzione donna. In due anni hanno tagliato le pensioni, già nella scorsa legge di bilancio e si apprestano a farlo anche quest’anno, hanno di fatto reso inutilizzabile Opzione donna, oggi uno strumento utilizzabile da un numero veramente minuscolo di donne, e non hanno smontato la legge Fornero ma anzi l’hanno peggiorata. Per finanziare scempiaggini come l’aumento della soglia della flat tax potrebbero anche far cassa, come fanno sempre, sui pensionati o sugli ultimi nella catena economica del Paese”.
Negli ultimi giorni è poi spuntato un nuovo condono, una sanatoria per provare ad aumentare le adesioni al concordato preventivo: ricerca disperata di soldi o solito ammiccamento agli evasori?
“Un po’ tutte e due le cose, hanno ampliato l’alveo con questo colpo di spugna tributario con la speranza che possa aumentare il gettito e anche con l’amore mai sopito verso coloro i quali fanno i furbetti non pagando le tasse, tanto più che arriva qualcuno al governo che fa uno sconto, alla faccia di chi le paga sempre, con fatica ma con regolarità”.
Meloni continua a esultare per i dati dell’occupazione, ma omette che si tratta spesso di salari da fame: perché si ostina a ostacolare il salario minimo? E le opposizioni rilanceranno la lotta sul salario minimo?
“Noi sul salario minimo intendiamo continuare a insistere, perché soprattutto in una fase espansiva del mercato del lavoro, come quella che stiamo vivendo, dovuta anche all’onda lunga degli investimenti corposi fatti negli anni precedenti, poter contare su una normativa che vada a garantire un minimo di sopravvivenza, che rappresenta una soglia tra lavorare per sopravvivere e lavorare per vivere, è una battaglia di civiltà, che dovrebbe vedere unite tutte le forze politiche e non solo una parte politica. È chiaro che da questo punto di vista a loro interessano più i dettagli statistici che le storie umane”.