Almeno ufficialmente, il via libera degli Stati Uniti di Joe Biden e del Regno Unito di Keir Starmer all’uso delle armi occidentali in territorio russo da parte dell’Ucraina non è ancora stato deciso. Eppure, malgrado le minacce di Vladimir Putin, secondo cui questa mossa comporterebbe l’entrata in guerra della NATO, tutto lascia pensare che i due leader, che si sono incontrati a Washington, stiano solo definendo gli ultimi dettagli, per poi annunciare il nuovo ‘piano’ davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si terrà questo mese a New York.
Ad affermarlo è Politico, secondo cui Downing Street e la Casa Bianca si appresterebbero “ad attraversare il Rubicone nella guerra in Ucraina discutendo i piani per consentire a Kiev di colpire obiettivi all’interno della Russia”. Secondo la testata americana, questo accordo, che prevede il via libera all’uso degli Storm Shadow britannici, inevitabilmente aprirebbe la strada anche all’utilizzo dei micidiali ATACMS americani.
Che i giochi siano fatti lo ha lasciato intendere lo stesso Starmer durante il suo volo per raggiungere gli Stati Uniti, dichiarando che i missili britannici forniti all’Ucraina “sono cruciali in vista dei combattimenti invernali contro l’esercito di Putin”. Stessa linea ribadita anche dal ministro degli Esteri britannico, David Lammy, che ha auspicato che si arrivi al più presto a un accordo per consentire di colpire “obiettivi militari situati in profondità nel territorio della Russia”.
Il dibattito approda nell’Ue
Una corsa alle armi che sta animando anche il dibattito interno all’UE, dove cresce il fronte degli interventisti, guidato dagli Stati dell’Europa orientale, che premono per ‘convincere’ anche il resto del Continente. Un pressing asfissiante a cui, almeno per il momento, sta resistendo l’Italia, visto che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che “l’Italia non ha autorizzato l’uso di materiale militare italiano fuori dall’Ucraina” in quanto “non siamo in guerra con la Russia, ma difendiamo il diritto dell’Ucraina ad essere indipendente”.
Una deriva bellicista che rischia di costare cara all’Europa. Per questo, i parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato – i deputati Marco Pellegrini, il vicepresidente del M5S Riccardo Ricciardi, e il senatore Bruno Marton – hanno dichiarato: “Washington e Londra sarebbero pronte a consentire a Kiev l’uso di missili NATO a lunga gittata contro la Russia. Un’ipotesi che, secondo Putin, comporterebbe non solo l’uso dei satelliti NATO per definire le coordinate degli obiettivi, ma anche l’impiego al fronte di personale militare NATO per processare e inserire questi dati nei missili da lanciare sulla Russia. Auspichiamo che fonti alleate smentiscano tali affermazioni, visto che, se non fosse abbastanza chiaro, stiamo parlando della possibilità, da tempo paventata, che la NATO entri direttamente in guerra con la Russia”.
Prima rappresaglia di Putin a Starmer
Quel che è certo è che, davanti alla risolutezza del Regno Unito, diventato il portabandiera di questa crociata bellicista, il Cremlino ha già iniziato la sua rappresaglia ritirando l’accreditamento a sei diplomatici britannici in Russia per sospetto spionaggio.
Accuse che il governo di Starmer ha respinto al mittente, giudicandole “del tutto infondate” e mettendole in relazione con l’imminente via libera all’uso degli Storm Shadow in Russia. Ma questa rappresaglia diplomatica rischia di non essere l’unica. Putin, infatti, ha minacciato il ricorso alle testate nucleari nel caso in cui le armi occidentali dovessero essere impiegate per colpire la Russia.