In un’inaspettata svolta degli eventi il sindaco di Genova Marco Bucci ha annunciato la sua candidatura alla presidenza della Regione Liguria, contraddicendo le sue precedenti dichiarazioni e sollevando interrogativi sulla coerenza politica e l’integrità delle promesse elettorali.
L’11 settembre, Bucci ha dichiarato su Facebook: “Ho deciso di candidarmi alla presidenza della Regione Liguria”. Una mossa che ha lasciato attoniti molti, considerando le sue ferme assicurazioni di appena due settimane prima. In un’intervista a Libero, Bucci aveva categoricamente escluso questa possibilità: “Mi sarebbe piaciuto ma ho subito risposto di no per due ragioni: ho preso un impegno con i genovesi fino al 2027 e sarebbe un tradimento non rispettarlo e poi non godo di ottima salute e non potrei garantire il mio impegno assoluto per i prossimi cinque anni. Candidarsi pertanto avrebbe significato prendere in giro gli elettori”.
La piroetta di Bucci: via dal Comune per la Regione
È l’ennesimo politico capace di passare dal definire una potenziale candidatura una “presa in giro degli elettori” all’abbracciarla con entusiasmo nel giro di qualche ora. La giustificazione offerta suona come un cliché: “Negli ultimi giorni ho ricevuto richieste da tutti i leader politici del centrodestra e dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni con la quale ho avuto un colloquio lungo e amichevole”.
Ciò che rende questa vicenda ancora più controversa sono le condizioni di salute di Bucci, che lui stesso aveva citato come ostacolo. Il sindaco ha recentemente rivelato di essere affetto da un “cancro metastatico alle ghiandole linfatiche nel collo”, per il quale è in cura. Appare difficile comprendere come possa, in buona fede, garantire ora quell'”impegno assoluto per i prossimi cinque anni” che solo due settimane fa riteneva impossibile.
Il caso Bucci: specchio di un fenomeno più ampio
La storia di Bucci non è un caso isolato. Come riportato da Pagella Politica, le recenti elezioni europee hanno visto scenari simili. Carlo Calenda di Azione e Emma Bonino di Più Europa avevano criticato l’idea di candidarsi senza l’intenzione di mantenere il seggio, definendola una “presa in giro” degli elettori. Eppure, entrambi hanno finito per fare esattamente ciò che avevano condannato.
Al di là delle vaghe giustificazioni il comportamento indubbiamente mina la credibilità dei rappresentanti politici. Le promesse fatte ai cittadini e le dichiarazioni dei leader sembrano perdere valore quando vengono così facilmente accantonate per nuove opportunità politiche.
Il caso Bucci però è emblematico di un problema più ampio nella politica italiana: la tendenza a considerare le promesse elettorali come semplici strumenti di convenienza, facilmente accantonabili quando si presentano nuove opportunità. Questo atteggiamento non solo erode la fiducia dei cittadini nel processo democratico, ma alimenta anche il cinismo e l’apatia politica.
L’effetto domino: le conseguenze per Genova e la Liguria
La decisione di Bucci potrebbe avere conseguenze significative per Genova. Se dovesse vincere, la città si troverebbe ad affrontare elezioni anticipate in primavera, con Pietro Piciocchi come sindaco ad interim. Un cambio di leadership che potrebbe interrompere progetti e iniziative in corso, proprio quelli che Bucci aveva promesso di portare a termine.
E mentre il sindaco si prepara a sfidare Andrea Orlando nelle prossime elezioni regionali i cittadini liguri e genovesi si trovano di fronte a una situazione complessa. La fiducia in un leader che ha così rapidamente cambiato posizione su una questione fondamentale è inevitabilmente messa a dura prova.
Qualunque sia l’esito delle elezioni, una cosa è certa: per l’ennesima volta le promesse vengono stracciate in nome di “richieste superiori”. Non stupisce che i cittadini, lì in basso, poi vengano colti dalla voglia di astenersi.