Sono al lavoro al ministero dell’Economia, sotto la supervisione del ministro Giancarlo Giorgetti, per mettere in piedi la terza Manovra economica del governo Meloni. Solo per rinnovare le misure in scadenza il 31 dicembre di quest’anno – tra cui taglio del cuneo fiscale e riforma dell’Irpef – servono quasi 17 miliardi.
Ma nel percorso a ostacoli della legge di bilancio – stretta com’è tra le nuove regole del Patto di stabilità per rientrare dal deficit eccessivo e una coperta cortissima – pende anche la spada di Damocle del calo della produzione industriale.
E bisogna fare i conti anche con gli appetiti elettorali dei vari partiti con cui Giorgetti ha avviato il confronto. A luglio l’indice complessivo della produzione industriale scende in termini tendenziali del 3,3%. Va peggio se si guarda a un periodo più lungo: da maggio 2022 a luglio 2024 l’indice crolla complessivamente al 6,7%.
Contro l’inverno demografico Giorgetti con una mano dà e con l’altra toglie
Intanto per aggredire l’inverno demografico il ministro dell’Economia, come anticipato dal Foglio, pensa di “cambiare le regole delle detrazioni fiscali, nel nostro Paese, e, a prescindere dai redditi, dare la possibilità a chi ha più figli a carico di pagare meno tasse, anche a costo di eliminare o rivedere alcune detrazioni fiscali alle persone che non hanno figli per aumentarle invece a chi li fa”.
Come sintetizza Repubblica con una mano si dà e con l’altra si toglie. Il costo del provvedimento è stimato tra i cinque e i sei miliardi di euro. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, conferma: “ll lavoro delle donne si basa sulla incentivazione alla genitorialità. Noi stiamo cercando di agire in questa direzione”.
E poi Calderone affronta il cantiere previdenziale, uno dei pilastri della legge di Bilancio. “Penso che un ragionamento sulla flessibilità in uscita in termini di ampliamento del percorso lavorativo si debba e si possa fare su base volontaria”, ha detto la ministra a proposito dell’ipotesi di rinviare la pensione dopo i 67 anni nel pubblico impiego su base volontaria a fronte di una richiesta delle amministrazioni.
Calderone: spingere sulla previdenza complementare
E poi ha detto di essere d’accordo sull’introduzione di un nuovo semestre di silenzio assenso per il trasferimento del Tfr sui fondi pensione. “Ecco la fine programmata del sistema previdenziale pubblico”, ha commentato Franco Mari, capogruppo di Avs nella commissione Lavoro della Camera.
Giorgetti, abbiamo detto, ha avviato le consultazioni con gli alleati. Martedì è toccato a Forza Italia. “Il taglio del cuneo fiscale è indispensabile per favorire la crescita”, ha ribadito il leader degli azzurri Antonio Tajani.
I paletti dei partiti dalle pensioni di FI alla flat tax della Lega
FI punta anche al calo dell’Irpef e all’altro mantra berlusconiano ossia l’aumento delle pensioni minime. La soglia dei 1000 euro al mese resta il traguardo a fine legislatura. Ieri il vicepremier e ministro, nonché leader della Lega, ha piantato i suoi di paletti.
“Confermare il taglio di tasse per i lavoratori dipendenti ma alzare il tetto della flat tax per gli autonomi rispetto agli 85 mila euro attuali”, ha detto Matteo Salvini.
Di rinvio in rinvio
Il Mef intanto fa sapere che trasmetterà alle Camere il Piano strutturale di bilancio subito dopo l’aggiornamento dei dati Istat del prossimo 23 settembre, precisando di avere “contestualmente aggiornato la commissione europea sulla nuova tempistica”. Rimane confermato l’esame del Piano “al prossimo Cdm di martedì 17”, ha concluso il ministero.
“Il governo ha chiesto lo slittamento de Psb” per discuterlo in Aula “la prima settimana di ottobre”, ha detto capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia.
Che ha spiegato che non è stato annunciato un giorno preciso in cui il Psb approderà nelle commissioni parlamentari e che il motivo presumibile del rinvio è che “sono in ritardo”, anche per via del fatto che l’Istat trasmetterà i prossimi dati il 23 settembre (sulla revisione generale delle stime annuali dei Conti nazionali 1995-2023, ndr).
“Ma ricordo al ministro Giorgetti che l’Istat trasmette sempre i dati dopo il 20 settembre, non è una novità”. Intanto fonti europee fanno sapere che i margini di tempo per la presentazione dei piani non sono illimitati. La data di scadenza per Roma come per gli altri Paesi è fissata al 20 settembre. E Roma appunto la bucherà.