Un re-incontro dopo anni di fredda distanza, se non proprio di ostilità. È quello che ha provato a fare lunedì sera alla festa nazionale della Fiom, a Torino, la segretaria del Pd, Elly Schlein con il sindacato dei metalmeccanici della Fiom. Una ricucitura difficile e faticosa, che sconta la divaricazione risalente al tempo del Pd targato Matteo Renzi, nemico del sindacato, che stava convintamente con Marchionne, contro la Cgil che difendeva l’art.18.
Quel Pd che diede vita al famigerato (e sciagurato) Jobs Act, contro le cui rimanenze il sindacato e il Movimento 5 Stelle e (parti) dello stesso Pd oggi stanno raccogliendo le firme per il referendum abrogativo. Una distanza, quella tra Pd e mondo del lavoro, che Schlein tenta di assottigliare.
Per la Fiom, Renzi (e il Pd) erano gli antagonisti
Come sottolinea dal palco Edi Lazzi, segretario generale della Fiom di Torino: “Se ci pensate il dialogo tra noi e il Pd è già un fatto, perché non è sempre stato così il nostro rapporto negli ultimi anni”. E ancora: “Nell’ultimo decennio il Pd è stato vissuto malamente dai lavoratori perché associavano il peggioramento delle loro vite con le leggi che il Pd ha sostenuto. Ma c’è un aspetto positivo: abbiamo registrato con un parziale seppur ancora timido cambiamento nell’atteggiamento della segretaria”.
“Lo voglio dire con orgoglio – rivendica Schlein – uno dei motivi per cui oggi sono la segretaria del Pd è che nel 2015 io ero in piazza, anche quando non era di moda, anche quando era lo stesso centrosinistra ad adottare misure che rendevano più precarie le condizioni di lavoro. E questa è la linea del Pd di oggi”.
Una strada in salita per Schlein
Da parte sua Schlein, anche se la strada è tutta in salita, non si tira indietro, pur consapevole che la pace “non si fa da un giorno all’altro perché io ho vinto le primarie”, dice. Ma assicura: “Il mondo del lavoro molto più di prima trova il Pd al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici”. E, rispondendo a una domanda su cosa fa il Pd per sostenere i referendum della Cgil sul lavoro (quello contro le “riforme” renziane), taglia corto: “Io guarda caso ho firmato…”.
“Stellantis deve mantenere gli impegni”
Tocca molti punti la segretaria nel dibattito con il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma: dal problema energetico (“L’Italia ha i prezzi di energia più alti di Europa, questo fa perdere competitività alle nostre imprese, e chiaramente è un problema su cui questo governo in due anni non ha fatto nulla”), a Stellantis (“non è tollerabile chi chiede, chiede, chiede e poi non rispetta gli impegni presi. Stellantis deve rispettare tutti gli impegni presi, garantire la continuità di questi siti, la continuità occupazionale e gli impegni presi su alcune vicende come quella di Termoli anche perché il governo alcune di queste cose le ha fatte a partire dagli incentivi”), fino all’apertura alla Cina (“L’arrivo di un produttore cinese non può essere un tabù, naturalmente bisogna vedere bene chi è, con quali reali intenzioni arriva, perché le lavoratrici e i lavoratori sono stufi delle promesse che non vengono mantenute”).
Ma sull’alleanza con Renzi Schlein resta evasiva
Ma il convitato di pietra, come per molti elettori del campo largo, è sempre lui: Renzi e il suo ingresso nella coalizione. E, come spesso accade, Schlein non risponde né sì, né no. Cristallina invece la Fiom: “Il problema non è il Pd in quanto tale, il problema nostro era il Pd che con Renzi faceva il Jobs Act o che diceva tramite un suo esponente che tra gli operai e Marchionne, sceglieva di stare dall’altro lato – chiarisce De Palma – il punto discriminante non è il passato ma il futuro e il ruolo del lavoro nel futuro”.
Dalla platea un “no” deciso al “Bomba”
E nella platea, alla domanda rivolta quattro giorni fa da Pier Luigi Bersani a Schelin (“Sei sicura che il Pd è vaccinato dal renzismo? Se sei sicura fai come ti viene. Ma sei sicura?”), la risposta è scontata: nessun elettore di centrosinistra è mitridatizzato dal renzismo. Né vuole esserlo… Schelin è avvertita.