Il rapporto sulla competitività presentato da Mario Draghi in Europa parte da un presupposto condivisibile: “L’unico modo per diventare più produttiva è che l’Europa cambi radicalmente”.
Ma poi nelle circa 170 proposte che suggerisce, l’ex premier ed ex banchiere infila un po’ tutto e il contrario di tutto. Accanto alla transizione green c’è il sostegno al nucleare.
Accanto al rafforzamento dello stato sociale europeo c’è l’esigenza di maggiori investimenti comuni nella difesa. Partiamo dalle risorse.
Draghi chiede all’Europa 800 miliardi di investimenti annui
“Il fabbisogno finanziario necessario all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme”, si legge nel rapporto. “Sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023. Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all’1-2% del Pil dell’Ue”. Insomma occorre fare debito comune sul modello già sperimentato del Recovery.
“Se le condizioni politiche e istituzionali sono presenti, l’Ue dovrebbe continuare – basandosi sul modello del NextGenerationEu – a emettere strumenti di debito comune, che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza” europea.
“L’emissione di asset” comuni “su base più sistematica richiederebbe un insieme più forte di regole di bilancio che garantiscano che un aumento del debito comune sia accompagnato da un percorso più sostenibile del debito nazionale”.
La frenata di Ursula su un nuovo Recovery
Ma su un nuovo Recovery si registra la frenata della stessa presidente della Commissione Ue. “Prima c’è la definizione di priorità e progetti comuni, poi ci sono due strade possibili: i finanziamenti nazionali o nuove risorse proprie. Sarà la volontà dei Paesi membri a decidere come si vuole agire”, ha detto Ursula von der Leyen, in conferenza stampa con Draghi.
Secondo Draghi poi bisogna accelerare sulla decarbonizzazione, ma con un mix che include rinnovabili, idrogeno, bioenergia e nucleare.
“Mantenere l’approvvigionamento nucleare e accelerare lo sviluppo del nucleare di nuova generazione” con i piccoli reattori Smr e Amr. Sono alcune delle indicazioni contenute nel report.
Dalle armi al nucleare: solita ricetta
Il rapporto Draghi raccomanda, poi, di “aumentare i finanziamenti europei” per la Ricerca e Sviluppo (R&S) nel campo della difesa e di concentrarli su “iniziative comuni”.
Questo approccio potrebbe essere sviluppato attraverso “nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune” per organizzare la necessaria cooperazione industriale.
“Attualmente l’Ue – nota il rapporto – investe circa 1 miliardo di euro all’anno in R&S per la difesa, mentre la maggior parte degli investimenti avviene a livello di Stati membri. Tuttavia, diversi segmenti nuovi o tecnicamente complessi – come i droni, i missili ipersonici, le armi a energia diretta, l’intelligenza artificiale della difesa e la guerra nei fondali marini e nello spazio – richiedono un coordinamento paneuropeo”.
L’attenzione sulla competitività e la produttività, sostiene l’ex numero uno della Bce, deve essere ancora più importante poiché l’Europa, per la prima volta, “non potrà contare sull’aumento della popolazione” per aumentare la sua economia vista la curva demografica prevista. “Dal 2040 ci saranno 2 milioni di lavoratori in meno nell’Ue all’anno”, ha sottolineato.
E poi un’indicazione di metodo: “Finora, molti sforzi per approfondire l’integrazione europea tra gli Stati membri sono stati ostacolati dal voto all’unanimità. Dovrebbero quindi essere sfruttate tutte le possibilità offerte dai Trattati Ue per estendere il voto a maggioranza qualificata”, suggerisce Draghi.