Da giorni il suo nome era sulla bocca di mezzo esecutivo. Da quando, cioè, la difesa di Gennaro Sangiuliano era apparsa ormai impossibile. E, infatti, nel giorno dell’addio del ministro innamorato, a prenderne il posto è arrivato proprio lui: Alessandro Giuli. Uno dei pochi nomi culturalmente “spendibili” dalla destra meloniana.
La carriera
Romano, classe 1975, giornalista, Giuli si impone all’attenzione della destra dalle colonne de “Il Foglio”, dove riveste il ruolo prima di vicedirettore e poi di condirettore. In carriera ha collaborato con l’Inkiesta, Il Tempo, Libero, il Corriere dell’Umbria. Poi il salto in tv, che lo vede fra 2019 e 2020 ospite fisso della trasmissione ‘Patriae‘, condotto da Annalisa Bruchi su Rai 2 (naturalmente), e nel 2020 affiancare Francesca Fagnani in ‘Seconda linea’, sempre su Rai 2 (programma sospeso dopo due puntate).
Giuli sulla poltrona del Maxxi
Da dicembre 2022, proprio grazie alla volontà di Sangiuliano, viene nominato presidente del Maxxi, il museo nazionale d’arte contemporanea di Roma. Meloniano di ferro, ma dal volto umano e dai toni educati, Giuli era stato a lungo in ballottaggio con lo stesso Sangiuliano per la poltrona al Mic. Alla fine aveva prevalso “Genny”. Tanto che in molti avevano visto la (contestata) nomina al Maxxi come un risarcimento.
Ora Giuli s’è preso la sua rivincita. Ma lo aspetta un compito arduo: traghettare il ministero della Cultura fuori dalla palude del gossip e del sospetto e tentare di ridare un briciolo di credibilità a un dicastero trasformato da Sangiuliano in un set di una soap opera messicana.