Se Emmanuel Macron sperava che la nomina a primo ministro di Michel Barnier, da lui ritenuto un uomo capace di “unire il Paese”, tranquillizzasse la sinistra francese, allora qualcosa è andato terribilmente storto. Il Nuovo Fronte Popolare (NFP), la coalizione di partiti della gauche che ha ottenuto più seggi alle elezioni legislative, pur risultando ben lontana da una maggioranza assoluta, è letteralmente in rivolta contro il presidente francese.
Tra i più critici c’è Manuel Bompard, numero 2 de La France Insoumise (LFI), che ha esortato la popolazione a manifestare domani contro quello che non esita a definire “il colpo di mano” di Macron. “Non è una questione di rabbia, ma anche di dignità. Quando si è votato, quando ci si è impegnati in un’elezione legislativa, non si può accettare che un uomo solo spazzi via tutto questo”, ha spiegato all’emittente televisiva BFM. La cosa peggiore, sempre secondo Bompard, è che con la sua decisione, l’inquilino dell’Eliseo ha ribaltato il risultato delle urne affidando l’incarico a Barnier, che appartiene al partito Républicains, quest’ultimo arrivato quarto alle legislative.
“Macron ha tradito gli elettori”. La sinistra francese contesta la nomina a primo ministro di Barnier e annuncia la mozione di sfiducia
“Quando uno arriva ultimo in una gara, non ha la medaglia d’oro alla fine”, ha spiegato il numero 2 di LFI. Un pensiero che è ampiamente condiviso nella coalizione di sinistra, visto che Marine Tonderlier, segretaria nazionale degli Ecologisti, ha detto – con non poca amarezza – che evidentemente l’idea di nominare Barnier “era il piano originario di Macron” e che “nulla di quello che era a sinistra” dell’inquilino dell’Eliseo “è mai stato preso seriamente in considerazione”.
Duro anche il commento dei socialisti, con il segretario del partito, Olivier Faure, che ha assicurato che “nessuna personalità” del suo partito “entrerà nel governo” di Barnier, aggiungendo che presenterà una mozione di censura (sfiducia) immediata contro il futuro esecutivo, visto che “la scelta che è stata data dal Capo dello Stato è di mettere il baricentro a destra e all’estrema destra”.
Pioggia di critiche su Macron
Il punto, secondo la coalizione di sinistra, è che la mossa di Macron costituisce “un tradimento democratico”, e per questo sempre più esponenti del Nuovo Fronte Popolare parlano apertamente di una decisione che il presidente della Francia ha preso per non scontentare il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, che sembra aver accolto con favore Barnier.
Proprio per questo c’è chi si spinge oltre, affermando che in realtà è stata proprio la leader dell’estrema destra francese ad aver dato il via libera alla scelta del nuovo primo ministro: “Di fatto, il presidente si piazza in coabitazione con il Rassemblement National”, ha protestato su radio RTL Lucie Castets, che era la candidata della gauche per Matignon, rifiutata a fine agosto da Macron.
Il tentativo disperato
Davanti a queste tensioni, appare chiaro che la strada del nuovo probabile esecutivo sia già in salita. Lo sa bene lo stesso primo ministro Barnier, che si è subito messo al lavoro per sondare i partiti in vista della formazione del governo di “unità nazionale”, come gli ha chiesto Macron. Un giro di consultazioni che è iniziato con l’incontro tra il neo primo ministro e il suo predecessore, Gabriel Attal, tornato a fare il presidente del gruppo macroniano Ensemble pour la République (EPR) all’Assemblée.
Subito dopo, l’incontro con i dirigenti dei Républicains, suo partito di provenienza, per sondare la loro disponibilità a far parte dell’esecutivo e, solo successivamente, verranno contattati gli esponenti principali de La France Insoumise e del resto della sinistra. Poi, in ultimo, l’incontro con il Rassemblement National. Un tentativo disperato di dare vita a un governo unitario che, secondo quanto proposto da Barnier, dovrà gestire le emergenze del Paese, a partire dalla scuola e dalla sicurezza, fino al controllo dell’immigrazione, all’occupazione che deve essere rilanciata e alla questione dei salari.