Un’altra stretta alla libertà di stampa. Dal governo è arrivata la decisione di vietare la pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare, almeno fino a che non siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Un vero e proprio bavaglio alla stampa.
Proprio nei giorni del caso Boccia-Sangiuliano, mentre l’unico argomento di dibattito diventa la traballante poltrona del ministro della Cultura, il Consiglio dei ministri ha dato ieri il via libera a quella che è stata definita la norma Costa, ovvero un decreto legislativo che imprime una stretta alla libertà di stampa.
Cosa prevede la nuova legge bavaglio
Il decreto legislativo prevede il superamento di quanto previsto dal 2017, ovvero la possibilità per i giornalisti di pubblicare liberamente il testo delle ordinanze di custodia cautelare. In pratica non si potrà più pubblicare con i virgolettati esatti l’atto attraverso cui vengono emesse le richieste di arresto e nel quale vengono dati i nomi di arrestati e indagati.
Per capire la portata di questa decisione possiamo pensare a un esempio recente e concreto: basta tornare a maggio, quando è arrivata l’ordinanza per i domiciliari inflitti al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Con queste norme non sarebbe stato possibile pubblicare il contenuto per esteso e tra virgolette.
Il decreto legislativo passerà all’esame (non vincolante) delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, che daranno il loro parere entro 60 giorni. La decisione del Cdm permette di dare seguito alla norma Costa, in quanto a proporla fu l’esponente di Azione Enrico Costa.
Sarà un vero e proprio bavaglio sulle ordinanze di custodia cautelare. Infatti ora sarà possibile pubblicare solo il riassunto di quanto contenuto nell’atto e mai il virgolettato per intero. Si potrà pubblicare per esteso solamente il capo d’imputazione e così l’ordinanza diventerà di fatto un atto segreto e che non verrà reso noto al pubblico.