È stato necessario prima un vertice tra la premier Giorgia Meloni e i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, per riuscire a sbloccare la partita sui balneari.
Meloni ha dovuto convincere Lega e Forza Italia che non c’era alternativa alle gare, pena il deferimento alla Corte di giustizia europea. Le nuove norme sulle spiagge sono state inserite all’interno di un decreto legge su materie oggetto di procedure d’infrazione europee e sono il frutto della collaborazione tra Roma e Bruxelles.
Questo è quanto afferma il governo nel comunicato con cui si annuncia che il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla riforma delle concessioni balneari. Questo è quello che conferma la Commissione Ue.
Regalo ai balneari con la benedizione dell’Ue
In riferimento “alla procedura di infrazione sulle concessioni balneari, la collaborazione tra Roma e Bruxelles ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione”, recita la nota di Palazzo Chigi.
“La Commissione accoglie con favore la decisione odierna dell’Italia sul caso delle concessioni Balneari. Ciò fa seguito a scambi costruttivi attraverso i quali la Commissione e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa comune sul quadro legislativo della riforma delle concessioni Balneari italiane alla luce del diritto dell’Ue, con una soluzione globale, aperta e non discriminatoria che copra tutte le concessioni da attuare entro i prossimi tre anni”, spiega una portavoce della Commissione Ue.
“In questa fase la Commissione non ha preso alcuna decisione formale nell’ambito della procedura di infrazione. Valuterà il decreto legge adottato dalle autorità italiane alla luce dell’intesa comune”, argomenta ancora la portavoce, che aggiunge: “la Commissione rimarrà in stretto contatto con le autorità italiane per quanto riguarda le misure di attuazione e l’effettivo completamento del processo di gara e di rinnovo di tutte le concessioni esistenti, entro i tempi concordati”.
I punti principali della riforma sulle spiagge
Al testo ha lavorato, prima di lasciare Roma per Bruxelles, il ministro Raffaele Fitto presente al vertice pre-Cdm.
I punti principali della riforma sono l’estensione della validità delle attuali concessioni fino al settembre 2027, l’obbligo di avviare le gare entro il giugno 2027. Ma in caso di “ragioni oggettive” che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028.
Altro punto è la durata delle nuove concessioni da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati.
E c’è anche l’obbligo di assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione, che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, l’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante e pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni.
Tra i criteri di valutazione delle offerte, sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Le opposizioni bocciano il testo
Prima ancora del via libera alla riforma, il M5S aveva fatto sapere che l’approvazione della bozza sarebbe stata “la pagliacciata finale del governo Meloni, dopo due anni di immobilismo totale”. L’eurodeputato del Pd Matteo Ricci definisce le nuove regole “una presa in giro”, mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi parla di “una soluzione che mette una pietra tombale sulla concorrenza per altri tre anni”.