C’è la versione che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, racconta a giornali e tv (“Quella sul numero degli insegnanti precari è una polemica strumentale”, “Ho avuto rassicurazione da parte di tutti che l’anno scolastico partirà regolarmente”) e poi c’è il mondo reale della scuola italiana, che tra poco meno di una settimana inizierà tra cattedre scoperte e insegnanti in attesa di nomina. Frutto della disorganizzazione del Mim, il quale, nonostante le raccomandazioni inaugura l’anno scolastico 2024/25 tra buchi d’organico, errori dell’algoritmo, insegnanti idonei non cooptati, nomine plurime e insegnanti di sostegno fantasma.
La rivolta dei docenti a Brescia
L’ultimo episodio – ma è solo uno dei tanti casi che si stanno registrando in giro per il Paese – è accaduto ieri a Brescia, dove oltre 3000 docenti hanno organizzato un sit-in davanti all’Ufficio scolastico provinciale (Usp), dopo che erano stati rimandati a casa per un errore nelle nomine annunciate 48 ore prima. Nomine che ora sono state bloccate. “Siamo arrivati al punto più basso nel rispetto della dignità del lavoratore – hanno denunciato i docenti, arrivati da tutta Italia – Non possiamo fare altro che aspettare”.
A Milano occupato l’ex provveditorato per l’errore dell’algoritmo di assegnazione
Stessa storia all’Usp, ma di Milano, dove ieri, come denunciato dalla Uil, a causa di un errore nella pubblicazione del bollettino delle Graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) decine di insegnanti “si sono visti negare la possibilità di vedersi assegnata una sede lavorativa nonostante la corretta posizione in graduatoria e il pieno possesso dei requisiti richiesti”. Ironia della sorte, l’ufficio pubblicava online l’avviso: “Le operazioni di reclutamento del personale docente a tempo determinato da Gae e Gps anche per la provincia di Milano stanno procedendo regolarmente grazie al lavoro serio e professionale di tutto il personale amministrativo”…
Il giorno precedente l’Usp milanese era stato occupato dai precari per protestare contro le disfunzioni dell’algoritmo, che aveva nominato decine di professori per la stessa cattedra.
Un esercito di 250mila docenti precari
Del resto, errori e disfunzioni capitano quando hai a che fare con un esercito di oltre 250mila precari da piazzare (secondo i calcoli della Flc Cgil). In Sardegna, per esempio, il 20% dei docenti sarà precario, una percentuale che arriva al 50% tra i docenti di sostegno.
Ma Valditara contesta le cifre
Cifre che però Valditara contesta, così come contesta caos e disorganizzazione: “Quelli dei sindacati sono numeri che non corrispondono assolutamente alla realtà”, ha detto ieri, “Anche mettendo assieme supplenze intere e supplenze su spezzoni di cattedre, spesso di poche ore, non si arriva a quelle cifre. Le vere supplenze, quelle a tempo pieno e sino al termine delle lezioni o dell’anno scolastico, sono 165mila. Scenderanno a 155.000 grazie alle ulteriori 10mila assunzioni che si faranno a dicembre. Erano 160 mila supplenze lo scorso anno”.
Solo il 70% delle cattedre assegnate a professori divenuti di ruolo
Secondo l Flc Cgil e Uil Scuola quest’anno il Mim ha autorizzato solo il 70% dei posti vacanti utili all’immissione in ruolo. La Uil calcola che delle 63.685 cattedre utili per l’immissione in ruolo ne sono state autorizzate solo 45.124, con uno scoperto di oltre 19mila posti. A queste va poi aggiunto l’organico in deroga necessario a coprire l’esigenza di ciascun istituto per l’intero anno scolastico.
E poi si deve registrare il grande paradosso dei docenti risultati idonei ai concorsi del 2021 e 2023 che però non hanno ottenuto la cattedra, che invece è andata ai vincitori del concorso finanziato con i fondi del Pnrr. Un piccolo esercito di professori idonei fermo ai box.
Il buco nero dei docenti di sostegno
Secondo l’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) mancano poi all’appello oltre 110mila cattedre di sostegno, in particolare al Nord. E oggi saranno proprio i comitati dei docenti di sostegno e dei genitori degli studenti con disabilità a scendere in piazza a Roma.
I principali punti sollevati, spiega una nota del Comitato, riguardano la precarietà (oltre la metà dei docenti è precaria, con gravi conseguenze sulla continuità didattica); la richiesta di una graduatoria permanente; la formazione gratuita; il blocco dell’immissione ‘a pettine’ nelle graduatorie di chi possiede titoli in attesa di riconoscimento di equipollenza; il ricalcolo dei punteggi per titoli e abilitazioni.
Per il Coordinatore nazionale del comitato docenti di sostegno, Alessio Golia, “La situazione è diventata critica, basta confrontare i numeri di docenti specializzati e di quelli effettivamente occupati, generati dalle politiche di questo governo, con i dati degli anni precedenti e con quelli degli altri Stati membri dell’Ue”.