Solo l’ultima testimonianza di una “crisi degli istituti carcerari italiani”. Per la senatrice del Movimento 5 Stelle, Anna Bilotti, la rivolta al Beccaria richiede un intervento urgente da parte del governo sul tema delle carceri. “I gravi ed ennesimi disordini avvenuti con la rivolta nel carcere minorile Beccaria di Milano – afferma la componente della commissione Giustizia al Senato – testimoniano una crisi degli istituti carcerari italiani rispetto alla quale nessuno può più girarsi dall’altra parte. Episodi di ribellione, tentativi di fuga, un drammatico sovraffollamento e l’assenza di adeguatezza e risorse delle strutture sono la dimostrazione di una situazione fuori controllo su cui il governo si dimostra incapace. A ciò si aggiunga l’altissimo numero di suicidi tra detenuti e tra gli agenti della polizia penitenziaria”.
“Si tratta – aggiunge – di una vera e propria bolgia che come Movimento 5 stelle denunciamo da tempo. Ma mi preme sottolineare che la soluzione a tutto questo non può e non deve essere l’abolizione del reato di tortura, come ha suggerito il segretario del sindacato di Polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, con il quale sono invece pienamente d’accordo sul fatto che il governo non sia assolutamente in grado di gestire la situazione. Così come penso abbia perfettamente ragione quando sottolinea che dopo il decreto Caivano i detenuti sono aumentati in modo esponenziale e denuncia che l’attuale sistema carcerario per minori si rivela una sorta di scuola per delinquere”.
Le carceri scoppiano e per il Movimento 5 Stelle il governo si è dimostrato incapace di risolvere la situazione
“Tuttavia, la soluzione – dice ancora Bilotti – non può essere quella di smantellare un reato presidio di civiltà contro la violenza gratuita, esasperando ulteriormente il clima nelle carceri. Vanno invece affrontate in profondità le cause di questa crisi, col miglioramento delle condizioni di vita delle persone detenute, l’aiuto psicologico alle stesse e un rinnovato supporto – anche psicologico – agli agenti della Polizia penitenziaria. E soprattutto va risolto il problema del sovraffollamento attraverso forti investimenti pubblici in strutture e personale, nonché con alcune misure alternative alla detenzione”.
“Se non vogliamo che le carceri siano una scuola di criminalità, occorre rendere gli istituti più civili e rispettosi dei diritti umani, ponendo al centro – conclude l’esponente stellata – della vita carceraria la funzione rieducativa della pena, nel pieno rispetto della nostra Costituzione e unico modo per contrastare in maniera efficace la recidiva e tutelare, così, l’intera società”.