Giorgia vuole rifarsi il look in Ue. E cerca una sponda in Weber

Il leader Ppe disponibile a sostenere la battaglia su Fitto in Ue. Ma su conti e Manovra Roma dovrà cavarsela da sola.

Giorgia vuole rifarsi il look in Ue. E cerca una sponda in Weber

Tenuta alla larga da socialisti e liberali, tagliata fuori dalle decisioni che contano da Francia, Germania e Spagna, guardata con sospetto dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dopo aver deciso di non contribuire alla sua rielezione, Giorgia Meloni cerca sponde disperate in Europa.

Una gli viene offerta dagli alleati di Forza Italia. Il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber è stato invitato a Roma dal vicepremier e leader azzurro Antonio Tajani. Ieri pomeriggio Weber ha visto prima il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, principale candidato a essere indicato dal governo italiano come commissario europeo.

“Come sempre è stato un buon incontro”, si è limitato a dire il politico tedesco lasciando gli uffici del ministero di Fitto e spostandosi a piedi fino a Palazzo Chigi per un faccia a faccia con la premier durato un’ora e mezza circa.

Dai conti alla Manovra fino a Fitto commissario Ue: i temi oggetto del confronto Meloni-Weber

Sul tavolo i dossier che scottano: la Manovra e prima ancora la procedura per deficit eccessivo di Roma, che saranno anche al centro del vertice di governo tra Meloni e i suoi due vicepremier, Tajani e Matteo Salvini.

Entro il 20 settembre il governo deve mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme proprio alle raccomandazioni sul deficit.

Nell’analisi del think tank Bruegel, l’intervento in termini strutturali potrebbe valere lo 0,6% del Pil all’anno in sette anni (circa 12 miliardi di euro) oppure l’1,1% per un piano in quattro anni (22 miliardi).

Roma ha bisogno di assicurarsi il sostegno di Bruxelles al piano che presenterà il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che è chiamato a mettere in piedi anche una Manovra da circa 25 miliardi di euro, resa difficile dai tagli previsti per rientrare dal deficit eccessivo, con le nuove regole del Patto di stabilità e crescita, e dall’alto debito, che sfiora i tremila miliardi.

Solo per rinnovare le misure in scadenza nel 2024, dal taglio del cuneo fiscale alla riforma dell’Irpef, ci vogliono circa 17 miliardi di euro.

La premier cerca disperatamente sponde in Ue

Da Weber Meloni spera di avere una mano per riacquistare credibilità presso le principali cancellerie europee, per avere flessibilità sui conti pubblici in dissesto dell’Italia, e per tentare di strappare a von der Leyen oltre a una delega di peso per Fitto anche una vicepresidenza esecutiva.

E su quest’ultimo punto Meloni avrebbe la sponda di Weber che ha sempre puntato a tenere aperto il dialogo con i Conservatori meloniani.

Il leader del più importante raggruppamento del Parlamento europeo “conferma l’attenzione verso il governo e le sue politiche”, fanno trapelare dallo staff della presidente del Consiglio.

Tra i temi affrontati, sempre secondo quanto filtra, competitività, sfide strategiche, migranti, investimenti e industria. Weber e Meloni hanno condiviso pure la necessità di una visione meno ideologica da parte della Commissione nei prossimi anni.

Continua il braccio di ferro Roma-Bruxelles sui balneari

Un altro dossier aperto con l’Europa su cui Meloni chiede indulgenza sono i balneari. Non si annuncia facile trovare una soluzione a un problema che va avanti da tempo e ha portato in estate a una serrata degli imprenditori dei lidi, che chiedono con insistenza una cornice normativa certa e la salvaguardia del valore aziendale degli stabilimenti.

Il tentativo del governo di far slittare le gare di un anno, al 2025 – su cui non è mancato nel febbraio 2023 un severo richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella -, è stato stoppato dal Consiglio di Stato.

Fitto da tempo lavora a un compromesso accettabile per la Commissione, ma nella coalizione finora aveva prevalso la linea, sostenuta soprattutto dalla Lega e da parte di FI, di insistere sulla mappatura delle coste (bocciata dall’Ue) per dimostrare che la risorsa spiaggia libera non è scarsa e quindi non si deve applicare la direttiva Bolkestein.

Nei giorni scorsi Salvini ha indicato come priorità la prelazione per i concessionari uscenti e gli indennizzi sui lavori svolti.

Ultima spiaggia per il governo

Una soluzione è considerata tutt’altro che semplice, ma è urgente trovarla pena il proseguimento dell’iter della Commissione, con il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea e una causa che potrebbe durare mesi, con sanzioni difficili da evitare.

Tra le altre cose, anche alla luce del richiamo dell’Antitrust sulla necessità di evitare ulteriori proroghe, i Comuni stanno procedendo con le gare con criteri e tempistiche diversi in un caos normativo non indifferente.