C’è chi nel M5S accusa Giuseppe Conte di verticismo alla vigilia di questa fase Costituente. E nel M5S sembrano volare stracci. Pietro Lorefice, senatore M5S e segretario della presidenza di Palazzo Madama, che ne pensa?
“Il M5S ha intrapreso un percorso virtuoso, un esempio raro di democrazia partecipativa e deliberativa, nella perfetta scia delle istanze delle origini. L’obiettivo è quello di consentire e tutti gli iscritti, attivisti, simpatizzanti e cittadini di dire la loro sui temi, per contrastare la disaffezione verso la politica (o verso i politici) e la ‘fuga’ dalle urne che hanno caratterizzato le ultime tornate elettorali. Di fronte a questo enorme esperimento di partecipazione, mi fanno semplicemente disgusto i tentativi opportunistici di taluni che cercano di nascondersi dietro alcuni princìpi soltanto per mero interesse di bottega”.
A chi si riferisce?
“Guardi, lo dico apertamente. E’ pura ipocrisia nascondersi dietro princìpi, sbandierati a seconda delle convenienze, per provare a portare avanti progetti politici personalistici, fatti di cordate locali, di amici, compagni, familiari, amanti e affini, sgomitando per un po’ di visibilità. E per essere ancora più chiaro: in alcune iniziative che vedo registro dell’insopportabile strumentalizzazione del richiamo al rispetto del tetto del doppio mandato. E le spiego perché”.
Prego.
“Io sono al secondo mandato e sono prontissimo a continuare l’impegno politico al di fuori dei palazzi, lavorando nel mio territorio come ho sempre fatto e come hanno fatto molti miei colleghi. Ma non tollero che si agitino ipocritamente i princìpi da parte di chi tutto vuole fare fuorché uscire dal circuito politico romano. Deve essere chiaro che anche una strenua difesa della regola del doppio mandato può avere un secondo fine, molto meno nobile, che è quello molto banalmente di sistemare amici, parenti e amici degli amici su scranni nel frattempo tatticamente lasciati liberi. Questo oggi io vedo dietro alcuni che provano a mettersi a capo di gruppi di presunti, sedicenti o autoproclamati scissionisti”.
Dica la verità, si riferisce alla Castellone e ai suoi attacchi a Conte?
“Mi riferisco a tutti quelli che arrivano a strumentalizzare addirittura Grillo, tirandogli la giacca a destra e a sinistra, nascondendosi dietro la sua storia nel M5S e millantando la necessità di tornare alla purezza di origini che alcuni di questi ‘scissionisti’ nemmeno conoscono. Si fa presto a dire: sono 15 anni che sto nel Movimento, ho conosciuto Grillo e compagnia cantando. Anche su questo assisto a interpretazioni di ruoli alquanto discutibili”.
Ma Grillo appoggiò Draghi perché davvero convinto che fosse ‘grillino’ o perché incalzato da chi voleva mantenere la poltrona?
“Saranno state provocazioni, nel tradizionale e inconfondibile stile di Grillo, ma resta il fatto che Draghi e Cingolani vennero definiti grillini, quando mi pare abbiano dimostrato di essere quanto di più lontano ci potesse essere da Grillo e dal M5S. Al punto che lo stesso M5S, preso atto dell’inganno messo in atto da Draghi & Co., ha preteso con forza dei chiarimenti su punti per noi nodali e che hanno determinato la conseguente caduta del Governo Draghi, anche con l’appoggio di chi oggi gioca a fare lo scissionista nascondendosi sotto la gonnella del Garante”.
Insomma come se ne esce?
“Se ne esce con l’assemblea costituente e con la democrazia dal basso, in un percorso in cui lo stesso Conte e i vertici del M5S si sono chiamati fuori per dar spazio alle proposte, alle idee e alle istanze dei cittadini. Nel M5S chi usa la politica per percorsi personali, e non come servizio alla collettività, alla fine si rivela la classica meteora destinata a schiantarsi. Abbiamo esempi sin troppo recenti davanti agli occhi. Il tempo sarà galantuomo, ma in fondo lo è già adesso mentre parliamo”.