Ormai neanche stupisce più: sulle pensioni il governo è pronto a tagliare di nuovo. Per il terzo anno consecutivo. Tre tagli su tre manovre dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni e con Giancarlo Giorgetti al Mef. Praticamente certo, infatti, è il taglio della rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione.
Anche per il 2025, come avvenuto lo scorso anno, si interverrà per fasce. La rivalutazione sarà piena solo per gli assegni più bassi, probabilmente quelli fino a quattro volte il minimo. Poi la percentuale scenderà, andando a ridurre – nonostante un’inflazione che quest’anno non è stata poi così elevata – la quota di adeguamento.
Pensioni, Meloni e Giorgetti tagliano ancora: dalla rivalutazione agli anticipi
Bisogna tagliare ancora, quindi. Si avvicina il terzo anno di fila di ridimensionamento della rivalutazione delle pensioni. Tre su tre per Meloni. Intanto oggi è previsto il primo tavolo tecnico sulle pensioni, alla presenza anche dei tecnici.
Non si parlerà solo di rivalutazione, ma anche di pensioni anticipate. Con la Lega che prova a rilanciare la Quota 41, sostenendo che il suo costo – spiega la Repubblica – si attesta intorno ai 900 milioni. Tra ricalcolo contributivo e altri possibili paletti, come l’accesso solo per chi ha iniziato a lavorare da minorenne, si potrebbe risparmiare ancora qualcosa. Certo, sarebbe una misura molto ridimensionata, utile solo a rivendicare una bandierina leghista. Ma anche questa ipotesi sembra complicata da percorrere.
C’è poi il capitolo delle pensioni minime: l’anno scorso non sono state alzate, al di là dell’adeguamento all’inflazione. Quest’anno, quindi, l’aumento è possibile e lo rivendica con forza Antonio Tajani: Forza Italia è pronta alle barricate sul tema. E anche a Fratelli d’Italia l’idea di aumentare le minime non dispiace.
Qualunque soluzione, comunque, alla fine dovrà essere a costi molto contenuti. Per esempio come è avvenuto lo scorso anno con le conferme parziali, con paletti sempre più stringenti, degli anticipi pensionistici: Quota 103 con penalizzazione, Ape sociale e Opzione donna. Tanto che quelle misure hanno fatto diminuire il ricorso all’uscita anticipata di quasi il 15%. E quest’anno le restrizioni potrebbero persino aumentare, cancellando o quasi alcune di queste misure.