Quarantacinque minuti. Un lungo discorso, quello di Kamala Harris, per accettare la nomination alla presidenza sul fronte democratico negli Usa. Una candidatura “per conto di tutti coloro la cui storia più essere scritta solo nella più grande nazione sulla terra”, per dirla come l’attuale vicepresidente.
Il messaggio inviato alla Convention di Chicago è uno: l’America “non tornerà indietro”. Non tornerà a Donald Trump, quindi. La prossima elezione, per Harris, “non è solo la più importante della nostra vita, ma di una generazione”. Per Harris ora “abbiamo l’occasione preziosa di superare il cinismo, il rancore e le divisive battaglie del passato, abbiamo la chance di tracciare una nuova strada da seguire, non come membri di un partito ma come americani”.
Harris accetta la nomination democratica
La candidata democratica si rivolge agli americani, assicurando che sarà la presidente “di tutti” e raccontando tutta la sua storia, a partire da quella familiare, con le difficoltà vissute dopo la separazione dei genitori. Parte del discorso viene dedicato alla madre, che l’ha cresciuta insieme alla sorella quando i genitori si sono separati.
Poi si passa al suo rivale, Donald Trump: “È una persona non seria, ma le conseguenze di riaverlo alla Casa Bianca sono estremamente serie. Considerate il potere che avrà, soprattutto dopo che la Corte Suprema gli ha concesso l’immunità”. Importanti anche i riferimenti alla politica estera, con Harris che assicura che non farà come Trump e non si alleerà mai con dei dittatori, restando al fianco dell’Ucraina.
Si parla anche di Gaza: Harris promette che raggiungerà l’accordo per il cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi: “Io e il presidente (Joe Biden, ndr) stiamo lavorando senza sosta per mettere fine alla guerra in modo che Israele sia sicuro e che le sofferenze a Gaza finiscano e i palestinesi possano realizzare l’aspirazione alla loro autodeterminazione”.