Quando è rimasto da solo, gli è andata male. Come gli era andata male prima, quando, pur di spacciarsi per il novello Cavaliere, aveva avallato gran parte delle riforme-schifezza di Meloni. E così ora Matteo Renzi urla che vuole stare “solo” col centrosinistra. Ma c’è un problema: la maggioranza degli elettori del centrosinistra non lo vuole.
Se Renzi è ritenuto – almeno dall’establishment Pd – utile per la vittoria sulle destre, per una enorme fetta dell’elettorato ha lo stesso appeal di una colonscopia. È come uno zampirone per le zanzare, ma lo zampirone è utile… Renzi no. Anzi, fa perdere voti. Quelli di M5S e AVS, ma anche quelli del sindacato, che vuole abolire ciò che ancora resta del Jobs Act. E, se anche fosse necessario, tutti sanno che 12 secondi dopo la chiusura dei seggi, inizierebbero i ricatti. Ieri Renzi ha ribadito che in Liguria vuole stare col centrosinistra, sorvolando che a Genova sostiene la giunta di Marco Bucci, l’alter-ego di Toti nella gestione di quel sistema che i pm hanno messo sotto la lente.
Perché un elettore stomacato da Toti-Bucci dovrebbe votare chi sostiene il sindaco? “Non augurerei di stare con Renzi neanche al mio peggior nemico”, ha detto Marco Revelli pochi giorni fa a La Notizia. Un messaggio che vorremmo ribadire alla silente Elly Schlein, votata alle primarie proprio per de-renzizzare il Pd. Se prolungherà l’abbraccio della Partita del cuore, la segretaria tradirà quel mandato e segnerà la morte in culla di un possibile campo vincente. Ne vale la pena?