Loro non fanno notizia, quasi mai. Perché non tutti i morti in mare sono uguali. Parliamo dei migranti che sono morti o sono stati dichiarati dispersi nel Mediterraneo centrale. Dall’inizio del 2024, fino al 17 agosto, sono oltre mille. Più di mille persone morte o scomparse in poco più di sette mesi. Le cifre vengono fornite dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), un’agenzia delle Nazioni Unite.
Nello specifico, si tratta di 421 vittime accertate, che si aggiungono a 603 dispersi. In totale fanno 1.024 persone portate via dal mare, dal Mediterraneo. In questo stesso periodo di tempo, sottolinea l’Oim, sono invece stati 13.763 i migranti intercettati in mare e riportati in Libia, un porto tutt’altro che sicuro. Di questi 12.220 sono uomini, 947 le donne, 460 i minori e per altre 136 persone non sono disponibili informazioni di genere.
I dati dell’agenzia delle Nazioni Unite permettono inoltre di notare come il trend quest’anno sembri in peggioramento. Nel 2023, infatti, in tutto l’anno le persone riportate in Libia sono state poco più di 17mila (contro i quasi 14mila in poco più di sette mesi del 2024), con 962 vittime e 1.536 dispersi. Questi due dati, invece, sembrano persino peggiori rispetto al trend del 2024. Nel 2022, invece, sono stati poco meno di 25mila i migranti riportati in Libia, a fronte di 529 morti e 848 dispersi in tutto l’anno. Insomma, nel Mediterraneo si continua a morire.
Migranti, l’analisi dell’Oim sul Mediterraneo
Nel Mediterraneo centrale gli arrivi sono diminuiti del 62% nel 2024, segnala l’Oim. Al 19 agosto sono arrivate 38.189 persone contro le 105mila dello stesso periodo del 2023. Ma anche i 157mila arrivi totali dello scorso anno non sono, per l’Oim, un’emergenza in termini numerici, mentre di emergenza resta quella umanitaria con oltre mille vittime, una media di cinque morti al giorno.
Il numero di naufragi è diminuito solamente del 25%, un dato ben lontano dal calo del 60% degli arrivi. Questo vuol dire che il sistema di pattugliamento europeo in mare continua a essere insufficiente e che, in termini percentuali, il Mediterraneo è più pericoloso rispetto allo scorso anno. E poi c’è sempre la situazione più critica, quella della Libia. Dove si registra un aumento delle attività della cosiddetta guardia costiera, portando l’Oim a esprimere preoccupazione per ciò che succede ai migranti riportati nel Paese. Un Paese non sicuro per i migranti, inviati in strutture per la detenzione in modo arbitrario e in condizioni disumane, diventando vittime di abusi e violenze.
Uno sguardo complessivo
Era stato sempre l’Oim a evidenziare un dato drammatico solo qualche mese fa: il 2023 è stato l’anno in cui si è registrato il più alto numero di vittime lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. Lo scorso anno sono morte almeno 8.565 persone, un nuovo record negativo con il più alto numero mai registrato dal progetto Missing Migrants della stessa Organizzazione. In quel rapporto veniva segnalato come il numero delle vittime nel 2023 aveva registrato un incremento del 20% rispetto all’anno precedente. Nel 2023 più della metà delle morti è stata causata da annegamenti, il 9% da incidenti stradali e il 7% da casi di violenza. La rotta più letale è stata quella del Mediterraneo, con almeno 3.129 morti e dispersi.