Davanti al pressing della comunità internazionale, che chiede a Teheran di non attaccare Tel Aviv, l’Iran continua a rivendicare il diritto di difendere la propria integrità territoriale ‘punendo’ Israele. Una rappresaglia che i servizi di intelligence occidentali da giorni danno per certa, affermando che potrebbe avvenire da un momento all’altro, ma su cui si registrano timidi spiragli per disinnescarla in extremis ed evitare l’escalation in Medio Oriente.
Secondo tre alti funzionari iraniani, la chiave per evitare la rappresaglia dell’Iran per l’assassinio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è raggiungere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza durante i colloqui di pace a Doha, che si terranno a ferragosto. I fedelissimi della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, hanno poi aggiunto che l’Iran, insieme a Hezbollah in Libano, lancerebbe un attacco diretto su Israele se i colloqui fallissero o se si percepisse che il primo ministro Benjamin Netanyahu sta trascinando i negoziati per le lunghe.
Medio Oriente, l’Iran rivendica il diritto a vendicarsi su Israele. Ma poi apre alla pace: “Se i negoziati per Gaza avranno successo, rinunceremo a colpire”
Le speranze di impedire una pericolosa escalation in Medio Oriente sono tutte riposte nelle mani dei negoziatori che domani si incontreranno a Doha. Il problema è che al momento la trattativa sembra arenata, tanto che è perfino incerta la partecipazione della delegazione di Hamas. A spiegarlo è il leader dei terroristi palestinesi, Yahya Sinwar, che, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, ha posto come precondizione alla partecipazione di Hamas al nuovo round negoziale la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane nell’enclave palestinese.
Ma non è tutto. Il movimento palestinese ha fatto sapere anche che la base per i negoziati deve essere il piano di Joe Biden, che Netanyahu ha prima appoggiato e poi ha cercato di modificare. Proprio la posizione del primo ministro israeliano sembra essere il più grande ostacolo alla trattativa di pace. A sostenerlo è il New York Times, secondo cui lo Stato ebraico “è stato meno flessibile nei recenti colloqui per il cessate il fuoco a Gaza”. Il quotidiano statunitense, in un lungo articolo, cita diversi documenti in suo possesso che mostrano “le manovre dietro le quinte del governo Netanyahu”, suggerendo che l’accordo potrebbe non arrivare nel nuovo round di negoziati che inizierà giovedì.
“Per settimane, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha negato di voler bloccare un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, inasprendo la posizione negoziale di Israele”, addossando ad Hamas la responsabilità dello stallo dei negoziati. Tuttavia, “in privato, Netanyahu ha di fatto aggiunto nuove condizioni alle richieste di Israele, condizioni che i suoi stessi negoziatori temono abbiano creato ulteriori ostacoli a un accordo”, sottolinea il quotidiano. “Tra queste, l’ultimo documento presentato ai mediatori poco prima del vertice tenuto a Roma il 28 luglio, suggeriva che le forze israeliane avrebbero dovuto mantenere il controllo del confine meridionale di Gaza, dettaglio che non era incluso nella proposta di Israele di maggio, e mostrava anche meno flessibilità nel consentire ai palestinesi sfollati di tornare nelle loro case nel nord di Gaza una volta cessati i combattimenti”.
Alta tensione in Medio Oriente
Quel che è certo è che, in attesa di capire come andranno i negoziati, gli USA e l’UE continuano a chiedere a Teheran di non rispondere all’attacco in nessun caso. Un pressing asfissiante a cui ha risposto il portavoce del Ministero degli Esteri dell’Iran, Nasser Kanani, dichiarando: “La Repubblica islamica è determinata a difendere la sua sovranità e non chiede a nessuno l’autorizzazione per esercitare i suoi diritti legittimi. Siamo determinati a difendere la nostra sicurezza nazionale, a contribuire a una pace duratura nella regione e a creare un deterrente contro Israele, vera fonte di insicurezza e terrorismo nella regione, e per raggiungere questo obiettivo non chiediamo a nessuno l’autorizzazione per esercitare i nostri diritti legittimi”.
Il portavoce ha poi risposto alla dichiarazione congiunta rilasciata dai leader di Regno Unito, Francia e Germania, che hanno invitato l’Iran e i suoi alleati ad astenersi dall’attaccare Israele, affermando che “tale appello è una richiesta eccessiva, priva di qualsiasi logica politica e contraria alle norme e alle leggi internazionali. È l’indicazione di un sostegno aperto e concreto al regime israeliano, che è la fonte del crimine internazionale e del terrorismo nella regione ed è una ricompensa per coloro che sono dietro al genocidio, ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità”.