Nonostante gli appelli, continuano le morti sul lavoro. I dati mostrano che nei primi sei mesi del 2024 ci sono stati quasi due decessi al giorno. Dario Carotenuto, deputato M5S e membro della Commissione Lavoro, ci può spiegare cosa sta accadendo?
“Quello che sta accadendo è che, ancora più di prima, ci sono persone disposte ad accettare qualsiasi condizione lavorativa, anche in assenza delle minime condizioni di sicurezza. Questo è uno degli effetti derivanti dall’eliminazione del Reddito di cittadinanza, poiché le persone, rimaste prive del sussidio, devono in qualche modo sopravvivere e sono quindi costrette ad accettare qualunque offerta. In Commissione Lavoro abbiamo cercato di avvisare la maggioranza, tentando di farle comprendere gli effetti negativi dell’eliminazione del Reddito di cittadinanza e delle nuove misure adottate, ma senza successo. A mio avviso, è evidente che il governo ha disinvestito nella sicurezza per lasciare mano libera agli imprenditori. Consideri che in Aula sentiamo di tutto, e solo per fare un esempio, recentemente abbiamo ascoltato Forza Italia difendere strenuamente il ricorso al subappalto. La realtà è che questa maggioranza è guidata da logiche turbo capitalistiche che vedono il lavoratore come mera carne da macello”.
Di fronte a questa emergenza, il governo ha deciso che le aziende dovranno essere avvertite giorni prima delle ispezioni. Le sembra una buona idea?
“Assolutamente no, è evidente che siamo al paradosso. Ma questo non è l’unico problema: basti pensare all’accordo tra l’Ispettorato del Lavoro e i consulenti del lavoro, che consente a questi ultimi di rilasciare una sorta di bollino grazie al quale un’azienda può evitare i controlli. Questo accordo non è stato voluto dall’ex direttore dell’Ispettorato del Lavoro, Bruno Giordano, ed è per questo motivo che è stato costretto a dimettersi. Detto ciò, vedo la ministra Calderone piangere per le morti sul lavoro, e sinceramente credo che sia sincera. Tuttavia, non posso fare a meno di notare una dissociazione tra le sue lacrime e le sue politiche, che sono fallimentari”.
Dopo un controllo preannunciato, se l’azienda risulterà in regola non verrà controllata per i successivi 12 mesi. Qual è la logica di questa misura?
“Mi sembra evidente che l’intenzione sia quella di far sentire gli imprenditori tranquilli, permettendo loro di agire come meglio credono. Questo è un atteggiamento sbagliato contro il quale, come società, dobbiamo combattere, chiedendo un cambio di paradigma che metta fine a questo sfruttamento dell’uomo, visto come una pura e semplice risorsa. Questo ci sta portando verso un disastro sociale, dove, in mancanza di coesione sociale e cooperazione, si crea una situazione esplosiva in cui basta la minima miccia per far detonare lo scontro. Qualcosa che abbiamo visto perfino nel Regno Unito dove è bastata una fake news sui social per scatenare una reazione violenta. Per fermare queste dinamiche, dobbiamo tornare a una società solidale e collaborativa piuttosto che competitiva. Ma per riuscirci, è necessario uno Stato forte nella determinazione del rispetto dei diritti sociali, cosa che oggi non abbiamo”.
Il governo ha annunciato una patente a punti per le aziende, ma questa non è ancora entrata in vigore. Secondo lei sarà utile?
“Per come la stanno organizzando, francamente, è ridicola e rischia di screditare quella che potrebbe essere una buona soluzione. Pensi all’autocertificazione delle aziende, che sembra una presa in giro”.
Il Movimento 5 Stelle è sempre stato attento ai lavoratori. Qual è la vostra ricetta per arginare il fenomeno delle morti sul lavoro?
“Abbiamo avanzato una serie di proposte e continueremo a farlo. Già ai tempi della prima finanziaria, la collega Valentina Barzotti aveva proposto di insegnare la cultura della sicurezza nelle scuole superiori, prevedendo un adeguato stanziamento economico, ma la maggioranza l’ha bocciata. Successivamente, abbiamo deciso di trasformare questa proposta in un disegno di legge che poi il presidente della Commissione Lavoro, Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia, ha fatto sua. Abbiamo subito molti scippi e non ci lamentiamo, ma almeno li facessero bene, cosa che non è avvenuta. Infatti, la differenza tra la proposta Barzotti e quella di Rizzetto, in modo molto semplificato, è che la seconda non prevede stanziamenti economici. Vedremo come andrà a finire, ma non sono fiducioso. Un’altra proposta che abbiamo fatto riguarda il DURC nel settore agricolo, dove lo sfruttamento è fuori controllo e le condizioni lavorative sono atroci. Abbiamo anche chiesto di introdurre il reato di omicidio sul posto di lavoro e di istituire la Procura Nazionale del Lavoro. Speriamo che la maggioranza comprenda che si tratta di misure necessarie e non più rimandabili”.