Da giorni il Medio Oriente trattiene il fiato nell’attesa della promessa “vendetta” dell’Iran e dei suoi alleati per l’uccisione a Teheran, compiuta da Israele, del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Che una reazione ci sarà appare ormai certo, anche se non c’è alcuna certezza sul “quando” e sul “come”. Insomma, tutto lascia pensare che da un momento all’altro la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, darà il via libera ai piani di attacco con cui, a suo dire, intende sferrare “un duro colpo” a Benjamin Netanyahu. Un’attesa della reazione che sta mettendo a dura prova i nervi del governo israeliano che, non sapendo cosa aspettarsi, sta preparando piani per mettere al riparo la popolazione e sta ragionando sulle opzioni militari a propria disposizione, che vanno dalla controffensiva all’eventuale blitz iraniano, fino all’attacco preventivo nel caso in cui ci siano segni inequivocabili di un blitz imminente.
L’Iran minaccia ancora Israele e intanto chiede agli altri Paesi arabi di unirsi contro Netanyahu
In questa guerra psicologica, l’Iran sta continuando a muovere i propri arsenali e a dipingersi come “vittima” di Israele nel tentativo di trovare supporto negli altri Paesi arabi. Il ministro degli Esteri ad interim iraniano, Ali Bagheri, ha lanciato un appello agli Stati islamici affinché siano uniti e si coordinino “negli sforzi per porre fine ai crimini di Israele e per impedire che il regime metta in pericolo la sicurezza della regione”.
Ha anche accusato Netanyahu di voler “estendere la tensione, la guerra e il conflitto ad altri Paesi”. Un appello all’unità araba che è stato parzialmente accolto prima dall’Egitto, che si è già sfilato dalla coalizione di Paesi che potrebbero aiutare Israele a difendersi, e ora dall’Arabia Saudita che ha rotto gli indugi spiegando che l’assassinio di Haniyeh, avvenuto il 31 luglio durante la sua visita a Teheran, è “una palese violazione della sovranità, dell’integrità territoriale e della sicurezza nazionale della Repubblica islamica dell’Iran, del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, e costituisce anche una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale”. A dirlo è il vice ministro degli Esteri saudita, Walid Al-Khereiji, con parole che lasciano presagire come anche Riad sia ormai stanca delle azioni di Tel Aviv.