Davanti all’attacco ucraino nella regione russa di Kursk, c’è da chiedersi a che gioco stia giocando l’Unione europea e, di conseguenza, l’Italia. Già, perché mentre perfino gli Stati Uniti di Joe Biden, da sempre solidi alleati del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, hanno chiesto conto a Kiev – con non poco fastidio – di quanto accaduto, da Bruxelles è arrivata una sorta di giustificazione, per non dire un vero e proprio benestare, all’operazione.
Diverse strategie
Come affermato dal portavoce per gli Affari Esteri dell’Unione europea, Peter Stano, durante un briefing con la stampa, l’offensiva lanciata dalle forze armate ucraine di Zelensky nella regione russa di Kursk è del tutto legittima. “Pensiamo che l’Ucraina stia combattendo una legittima guerra difensiva contro un’aggressione illegale e che, nel quadro di questo legittimo diritto all’autodifesa, abbia il diritto di colpire il nemico ovunque lo ritenga necessario: nel suo territorio, ma anche nel territorio del nemico”.
Tutto giusto se non fosse che il tempismo di questo blitz appare quanto mai strampalato, visto che segue la timida apertura dei giorni scorsi di Vladimir Putin a negoziare la fine delle ostilità, a cui ha fatto seguito la proposta di Zelensky di invitare le autorità russe al prossimo vertice di pace. Un’offensiva che di certo non renderà più facile sedersi al tavolo delle trattative; anzi, è più che scontato un irrigidimento del Cremlino, che fa sorgere il sospetto che l’Ucraina e l’Unione europea stiano gettando benzina sul fuoco. Il tutto con l’aggravante delle elezioni di novembre negli Stati Uniti, dove la possibile vittoria di Donald Trump, dato in vantaggio sulla democratica Kamala Harris, potrebbe portare a un rapido disimpegno americano dal teatro bellico.
La posizione italiana sulla guerra in Ucraina
Ma non è tutto. L’attacco a Kursk non può che sollevare anche dubbi, incredibilmente ignorati dalla Commissione UE di Ursula von der Leyen, su “quali” armi siano state impiegate. Come noto, gli USA hanno fornito un ingente quantitativo di armamenti, con il preciso obbligo di non impiegarle in territorio russo se non sulle basi da cui partono gli attacchi verso l’Ucraina. Più sfumata la posizione dell’UE che, come fatto capire da Stano, di fatto non ha alcuna obiezione a colpire in Russia. Certo, Bruxelles sul punto non può imporre la linea a tutti i Paesi membri che, infatti, sono andati in ordine sparso tra chi ha dato il via libera in modo ufficiale e chi, al contrario, non lo ha fatto.
Tra questi ultimi c’è l’Italia, come spiegato dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che da tempo continua a negare l’autorizzazione a colpire la Russia con le armi fornite dall’Italia. Un concetto ribadito anche questa volta quando ha spiegato che l’attacco delle forze ucraine a Kursk è stata “una reazione dell’Ucraina nei confronti dell’invasione russa. Noi ovviamente non siamo in guerra con la Russia, abbiamo sempre detto che le nostre armi non devono essere utilizzate in territorio russo”. “Mi auguro che anche in questa parte di mondo si possa arrivare a una de-escalation, si possa arrivare ad una pace, una pace giusta, che garantisca l’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha poi aggiunto il leader di Forza Italia.
I dubbi dei Cinque Stelle sull’uso delle armi italiane nella guerra in Ucraina
Ma se con le sue parole Tajani sperava di tranquillizzare tutti, il suo tentativo non sembra essere andato a buon fine. “Commentando l’invasione ucraina della regione russa di Kursk, Tajani ha dichiarato che le armi italiane ‘non devono’ essere usate in territorio russo: più un auspicio e un messaggio a Kiev che una certezza e una garanzia data agli italiani. Garanzia impossibile da dare visto che l’uso che i militari ucraini fanno delle armi loro fornite non è monitorabile”, è quanto dichiarano i capigruppo del M5s delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato: Riccardo Ricciardi, Marco Pellegrini e Bruno Marton.
Pentastellati che poi si chiedono se “Tajani e Crosetto sono in possesso di elementi certi per escludere che, ad esempio, i cingolati M113, i missili antiaerei Stinger e altri pezzi di artiglieria impiegati in questa offensiva non siano quelli forniti dall’Italia”, aggiungendo di pretendere “una risposta chiara su questo, perché agli italiani è stato sempre detto che le armi a Kiev servivano per respingere un’invasione, non per invadere la Russia”. Del resto, fanno notare i Cinque Stelle a conclusione del loro intervento: “Questa massiccia offensiva terrestre condotta in profondità con l’occupazione di decine di villaggi russi e diverse vittime fra i civili, ben diversa dagli attacchi mirati contro obiettivi militari russi oltre confine in funzione difensiva, rischia di innescare un’ulteriore pericolosa escalation del conflitto chiudendo le timide aperture negoziali che si erano finalmente registrate nelle ultime settimane”.